domenica 28 febbraio 2016

I vincitori degli Oscar 2016

Siamo arrivati alla più attesa notte dell'anno. I vincitori di questa 88° edizione sono Mad Max: Fury Road, che porta a casa sei premi, tutti tecnici; Revenant per regia, fotografia e attore protagonista e soprattutto Il caso Spotlight che conquista la sceneggiatura originale e il premio di Miglior Film.
Una breve cronoca della magica serata degli Oscar qua di seguito:

Sono le ore 2.33 quando Chris Rock compare sul palco del Dolby Theatre e inizia la cerimonia, cercando, com' era prevedibile, di sdrammatizzare sulle polemiche circa l'esclusione degli afroamericani dalle nominations di quest'anno.
Il primo premio assegnato è quello alla Migliore Sceneggiatura Originale, annunciato da Charlize Theron ed Emily Blunt, che lo consegnano, senza sorprese, a Josh Singer e Tom McCarthy per Il caso Spotlight. Come da previsione anche la vittoria di Charles Randolph e Adam McKey alla Miglior Sceneggiatura non originale per La Grande Scommessa, annunciata da Russel Crowe e Ryan Gosling.
Segue la migliore attrice non protagonista, presentata da J. K. Simmons: Alicia Vikander per the Danish Girl! 
Da copione la vittoria di Jenny Beaven, per i Costumi, Colin Gibson per le Scenografie, di Vanderwalt&Co. per il trucco/acconciatura, Margaret Sixel per il Montaggio, Mark Mangini e David White per il Montaggio Sonoro e Jenkins-Rudolff-Osmo nel Sonoro di Mad Max: Fury Road. Mentre Lubezky vince con la Fotografia di Revenant.
Alle 3.56 è la volta del premio agli Effetti Speciali, che si aggiudica Ex Machina grazie al lavoro di Whitehurst e collaboratori.
Momento cartoni animati: statuette per Bear Story come cortometraggio animato e a Inside Out come Miglior Film d'Animazione.
Ore 4 e 32 minuti: Patricia Arquette annuncia la meritatissima vittoria di Mark Rylance come Miglior Attore Non Protagonista per il bellissimo ruolo della spia russa ne Il Ponte delle Spie di Steven Spielberg!

Documentari: il miglior cortometraggio doc è A Girl in the River:the Price of Forgiveness, mentre l'Oscar di Miglior Documentario va ad Amy.
Sempre commovente è il momento In Memoriam: tra i tanti vengono ricordati Christopher Lee, Ettore Scola, Alan Rickman, Leonard Nimoy, Omar Sharif, David Bowie.
Miglior Cortometraggio: Stutterer, consegnata dal piccolo Jacob Trembley insieme ad Abraham Attah.
Miglior Film Straniero si conferma Son of Saul, opera del giovane regista ungherese László Nemes
Miglior Colonna Sonora: Ennio Morricone per The Hateful Eight. E ne siamo estremamente felici.
Jimmy Napes e Sam Smith vincono con la Miglior Canzone (Writing's on the Wall) tratta dal film di 007:Spectre.


Senza sorpresa alcuna la vittoria della regia di Iñárritu.
Migliori Interpretazioni recitative da protagonisti secondo quanto si era previsto: a Brie Larson per Room e a Leonardo DiCaprio -finalmente- per Revenat.




Last but not least, Miglior Film dell'anno, proclamato da Morgan Freeman: Il caso Spotlight! Unica vera sorpresa della serata che però ci piace molto.
Premio aggiuntivo alle peggiori cavolate dette nel corso della serata ai commentatori della diretta di MTV. Intenditori di cinema quanto me della fisica quantistica.
Infine la moda. Quest'anno i vestiti delle Stars ci hanno lasciate un po' perplessi. Le più belle e ben vestite sono a parer mio: Naomi Watts, Jennifer Gardner, Charlize Theron, Julienne Moore, Sofia Vergara e Rachel MaDams. E simpaticissimo il piccolo Jacob Trembley coi suoi gemelli di Star Wars.


E ciò detto: buonanotte!

martedì 23 febbraio 2016

Mad Max: un Blockbuster di classe agli Oscar

Il film di George Miller Mad Max: Fury Road riprende la serie cult lanciata da Mel Gibson negli anni '80 sulle avventure di Max Rockatansky e del suo Interceptor e diventa un piccolo capolavoro del suo genere.
Premetto che questo non è il mio genere e che mi sono forzata a vederlo spinta dalla curiosità di scoprire l'origine delle tantissime nomination (e le vittorie) a tutti i premi di quest'anno. E devo ammettere che sono rimasta piacevolmente sorpresa.



Mad Max parte malissimo in principio, con un'ambientazione e una scena d'apertura che farebbero presagire l'inizio del peggiore dei B-movie, tranne che per un significativo dettaglio: una fotografia mozzafiato, che insieme alla scenografia conferiscono all'ambientazione del film un livello molto superiore rispetto a qualsiasi film di serie B.
La trama, oltretutto, va detto subito che è iconsitente, per non dire assente. Si regge esclusivamente sul McGuffin del "luogo verde", a cui sono dirette, guidate nella loro fuga dall'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron), le donne dell'harem del tiranno, Immortal Joe, che governa una terra desertica di gente assetata e affamata e che è a capo di alcuni malaticci Figli della Guerra che cercano di morire in modi ammirevoli per servire il loro signore.
La cosa straordinaria è che a questa fuga, con inseguimenti e sparatorie spettacolari al sapore di adrenalina, non occorre altro per funzionare.
In tutto questo il pazzo Max ci rientra per sbaglio, imbattendosi nelle fuggiasche, cercando a sua volta di scappare dai Figli della Guerra, che lo avevano catturato per servirsene (il che ha un po' di assurdo) come sacca di sangue trasfusionale portatile.



Il film, se vogliamo ridurlo ai minimi termini, non è altro che un riuscitissimo blockbuster dai ritmi altissimi, piuttosto ruffiano e con una storia abbastanza assurda, ma funziona, coinvolge ed è uno spettacolo di tecnica.
Oltre alla fotografia di John Seale e alle scenografie di Colin Gibson (queste ultime hanno già vinto BAFTA e Art Directors Guild Award), sono eccellenti il montaggio (che ha vinto a sua volta BAFTA e ACE EDDIE Awards) e regia, candidata anch'essa a ogni premio a cui poteva essere candidata, ma destinata a essere battuta dall'inarrestabile Inarritu.
Straordinario il trucco, che sembra battere persino quello di Revenant, di Natasha du Toit e Lian van Wyk, già in possesso anche loro del loro BAFTA, così come Jenny Beaven, che se ne è presa uno per i costumi. E sono quattro quindi gli oscar inglesi, che Mad Max si è aggiudicato.
Validissimo anche il sonoro, candidato a sua volta, ma che non è stato premiato e che, pare, non lo
sarà.
Buone e convincenti le interpretazioni dei due attori protagonisti: Charlize Theron, bellissima e molto capace in una parte in cui non ce la saremmo immaginata, forse, se non l'avessimo vista e Tom Hardy, sempre più bravo di ruolo in ruolo.


Dopo la visione mi sono completamente ricreduta sull'opinione che mi ero fatta a priori. La tecnica del film è ottima e riabilita questo prodotto da ridicolo e commerciale film di fantasia a raffinata opera d'intrattenimento.
C'è un unico cruciale nodo che mi rimane inspiegabile: può un film come questo, per quanto curatissimo, non dico vincere ma anche solo essere candidato agli Oscar come miglior film?

Perché per me si merita tutti i premi tecnici che ha ricevuto e a cui aspira, ma non quest'ultima menzione, che per ricevere avrebbe dovuto essere retto da una vera sceneggiatura (non necessariamente una sceneggiatura da oscar, ma almeno che potesse chiamarsi tale).


Carol e la Favola degli Anni '50

Patinato.
Patinatissimo: è il prodotto confezionato da Todd Haynes partendo dal romanzo di Patricia Highsmith, che in Italia uscì giusto col nome di Carol, sceneggiato per l'occasione da Phyllis Nagy.

Carol è Cate Blanchett, che interpreta la bellissima donna che fa perdere la testa alla più giovane Therese Belivet (Rooney Mara), commessa in un grande magazzino della New York degli anni '50, dove, a pochi giorni da Natale, conosce proprio l'affascinante Carol Aird, che cercava una bambola da regalare alla figlia.
Giorni dopo Therese ha modo di rivedere questa raffinata signora ,che aveva dimenticato i guanti sul bancone del reparto, e a cui li aveva rispediti, poiché per ringraziarla della premura la invita a pranzo fuori.
Da quel momento le due donne cominciano a frequentarsi molto spesso e nasce un'attrazione irresistibile tra loro.
Ma il matrimonio della signora Aird è finito e il divorzio dal marito sarà molto difficile per Carol, che rischia l'affidamento della figlia se non rinuncerà alla relazione con Therese.

All'uscita nelle sale, il film è stato osannato per la squisita realizzazione tecnica, la regia, il cast.
Effettivamente gli anni '50 si materializzano sotto gli occhi dello spettatore, grazie alle scenografie, il trucco, le acconciature e i costumi, questi ultimi candidati all'Oscar, insieme alla fotografia di Ed Lachman, che per aiutare a percepire meglio il periodo in cui si svolge la storia sceglie il formato 16 mm, alla sceneggiatura non originale e alle attrici protagoniste. In verità, tranne che ai Golden Globes, Cate Blanchett e Rooney Mara sono state inserite in due diverse categorie a BAFTA, SAG e Oscar: rispettivamente nella sezione Protagonista e Non Protagonista.
Ai Golden Globes, però, erano state nominate anche la colonna sonora di Carter Burell, la regia di Haynes e persino il film aveva avuto una menzione come miglior film drammatico.
Ai BAFTA il film aveva addirittura avuto nove candidature (alla pari con Il Ponte delle Spie): film, regia, costumi, trucco-parrucco, attrici, sceneggiatura, fotografia e scenografia.
Uno spettacolare numero di nominations e un plauso pressoché unanime dalla critica e dal pubblico, ma nessun premio. Dai pronostici sembra sfavorito anche agli oscar nelle cinque categorie in cui è rappresentato.
Sotto quasi ogni punto di vista, la pellicola è impeccabile. Scenografie perfette. Il clima degli anni '50 replicato fedelissisimamente, tanto da somigliare a un certo punto alla rappresentazione parodica che Filippo Timi ne ha fatto nel suo spettacolo teatrale Favola, dove denunciava la finta, superficiale, apparente perfezione della vita americana di quel periodo.

Filippo Timi nello spettacolo Favola; in Carol c'è una scena che ritrae Cate Blanchett esattamente nello stesso atteggiamento: seduta ai piedi dell'albero di Natale nell'atmosfera irreale del suo soggiorno
Colonna sonora ad oc, piuttosto piacevole. Fotografia bellissima e anche molto autocompiacente.
Le attrici sono notevoli: buona sorpresa Rooney Mara. Un po' sotto le aspettative Cate Blanchett, che è sì bravissima, ma non più del suo standard e non così focosa e convincente come in Blue Jasmine.
La regia è perfezionista, la sceneggiatura è un po' fredda: non c'è mai un vero appassionarsi alla storia. A questo film manca l'anima. Tutto scorre in modo che il pubblico resti molto distaccato dalla storia e dalle sue eroine. Ed è stato anche fatto notare che da un simile prodotto ci si aspettava molto più coinvolgimento e ardore.
La nota veramente dolente del film, il solo reale difetto, che compromette la perfezione del film è l'intollerabile lentezza.

In generale a me la pellicila non ha convinto: mi è mancato il coinvolgimento sopracitato (deficit che imputo alla sceneggiatura, al montaggio, al ritmo e alla regia) e ho trovato tutto questo perfetto tecnicismo addirittura stucchevole.

martedì 16 febbraio 2016

Waiting Academy Awards: tutti i premi di categoria

Con l'assegnazione dell'ultimo premio, il WGA Award alle scenneggiature, sabato 13 febbario, si concludono le premiazioni che anticipano gli Oscar e che pronosticano generalmente quelli che saranno i vincitori delle relative categorie decretati dall'Academy.
Quindi, aspettando il 28 febbario, dopo aver visto Golden Globes, SAG, BAFTA, vediamoci anche i vincitori di questi premi, sconosciuti se non si mastica troppo spesso l'argomento cinema.

Il primo di questi premi ad essere stato assegnato, il 23 gennaio 2016, all'Hyatt Regency Century Plaza di Los Angeles, è il PGA (Producers Guild of America) Award, il premio per la miglior produzione, quindi il Miglior Film. A sorpresa non lo ha vinto Revenant, come tutti si aspettavano, ma La Grande Scommessa, battendo il sopracitato film di Inarritu, The Martian, Il Ponte delle Spie, Brooklyn, Sicario, Mad Max, Ex Machina, Straight Outta Compton e Il caso Spotlight.
A vincere tra i film d'animazione è Inside Out, questo invece secondo pronostici, contro Il viaggio di Arlo, Anomalisa, il film dei Minions e quello dei Peanuts. E tra i documentari, anche questo già previsto, Amy.

Il 29 gennaio 2016 invece va in scena, al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, la proclamazione del 22° vincitore degli ACE EDDIE Awards, cioè i premi al Miglior Montaggio, che vengono vinti da Margeret Sixel per Mad Max: Fury Road per un film drammatico, da Hank Corwin per La Grande Scommessa (per una commedia), da Kevin Nolting per Inside Out (in un film animato) e infine da Chris King per il documentario, Amy.

Tocca al premio delle Scenografie, l'ADG (Art Directors Guild) Award (Exellence in Production Design), consegnato il 31 gennaio 2016. Le migliori scenografie sono dunque quelle di The Martian, di Arthur Max, in un film contemporaneo; per un film ambientato nel passato vincono quelle di Jack Fish per The Revenant; infine Colin Gibson si aggiudica quelle di un film fantastico, con Mad Max.

Il DGA (Directors Guild of America) Award, alla sua 68° edizione, è stato assegnato per il secondo anno consecutivo a Alejandro G. Inarritu. Gli altri candidati (gli stessi in lizza per l'Oscar) erano George Miller per Mad Max, Ridley Scott per The Martian, Adam McKay per La Grande Scommessa e Tom McCarthy per Il Caso Spotlight.
Anche questa cerimonia si è tenuta all'Hyatt Regency Century Plaza di Los Angeles, il 6 febbraio 2016. Dato che nei suoi 68 anni di storia solo otto volte chi ha vinto questo premio non ha poi vinto l'Oscar e dati i premi che ha collezionato fin qui il regista messicano per il suo Revenant, si può dire che abbiamo già un sicuro vincitore mella categoria Regia, per la notte del 28 febbraio.
Oltre al premio per la Miglior Regia in un film, è stato consegnato anche quello al miglior Regista per un Documentario, a Matthew Heineman per Cartel Land, e quello per la miglior "prima volta" alla direzione di un film, ad Alex Garland col suo Ex Machina.

Ultimo, come accennato, il WGA (Writers Guild of America) Award, che il 13 febbraio 2016, ancora una volta all'Hyatt Regency Century Plaza di Los Angeles, è stato assegnato per la Miglior Sceneggiatura Originale (a Josh Singer e Tom McCarthy, per Il caso Spotlight), la Miglior Sceneggiatura Non Originale (a Charles Randolph e Adam McKay per La Grande Scommessa) e la Migliore Sceneggiatura di un Documentario (ad Alex Gibney per Going Clear: Scientology and the Prison of Belief).

Tarantino o Agatha Christie?

And then there were none...
E infine non ne rimase nessuno...

Mezzo western, a tratti giallo e in parte anche Hitchcockiano, per la regia e le riprese (la logica della cinepresa), un certo gusto per il mistero (poiché ci si chiede tutto il tempo chi sta con chi) e il "luogo chiuso" del rifugio di Minnie, dove si ambienta per gran parte la vicenda, che rimanda alle claustrofobiche scenografie in cui il Maestro Inglese amava inscenare i suoi film.
Questo è il nuovo film di Tarantino. L'ottavo (e forse è per questo o perché suonava meglio di Nine o Ten, che si chiama The Hateful Eight).

La vicenda inizia in una tormenta di neve:
una diligenza trasporta un cacciatore di taglie, John Ruth, e la sua prigioniera, ammanettata a lui (Daisy Domergue, che non sapremo mai cosa ha fatto per meritarsi la forca), verso la vicina Red Rock, dove l'uomo la consegnerà allo sceriffo perché venga processata e impiccata.
Il cocchiere O.B. si ferma però due volte durante il viaggio, allorché incontrano nella neve altri due uomini rimasti a piedi: un altro cacciatore di taglie, Marquis Warren, con tre ricercati già stecchiti e pronti a loro volta per il viaggio verso Red Rock, e un uomo, Chris Mannix, che dice di essere il prossimo sceriffo proprio della cittadina verso cui sono diretti.
Data l'impossibilità di proseguire il viaggio, la diligenza coi suoi 5 passeggeri si ferma all'emporio di Minnie, conosciuto luogo di ristoro da parte di tutti i frequentatori del Wyoming. Ma i proprietari, Minnie e Sweet Dave, non ci sono; al loro posto c'è un messicano di nome Bob, che spiega di badare all'emporio per conto di Minnie mentre questa è andata a trovare la madre con Sweet Dave.
Dentro al rifugio ci sono altri tre uomini: un inglese, Oswaldo Mobrey, che pare essere il boia della zona, un renchero di nome Joe Gage, che torna a trovare la mamma, e un vecchio generale sudista, Sanford Smithers.
Una volta chiusi tutti e nove (gli odiosi otto del titolo e O.B.) dentro il piccolo spazio la situazione precipita in un tempo relativamente breve.
La gran parte del film (il primo tempo) scorre molto lenta, tra presentazioni e convenevoli dei vari personaggi. I dialoghi stentano a funzionare. Zoppicano. Sono fiacchi. Non c'è brio.
Nella seconda parte, com'era giusto aspettarsi da un film di Tarantino e dal trailer, le cose si muovono un po' di più (mica tanto più velocemente) e si animano finendo in una carneficina.
In sostanza: si ammazzano tutti fra di sé (non spoilererò come e perché) finché "non ne rimase più nessuno", proprio come nel finale del famoso giallo di Agatha Christie, Dieci Piccoli Indiani, tant'è che i personaggi in verità sono dieci e non otto.



La realizzazione del film è molto buona sul piano tecnico: buona regia, bellissime le riprese e la fotografia: la scena d'apertura coi titoli di testa è perfetta e rimanda ai vecchi westner leoniani, grazie anche alla colonna sonora di Ennio Morricone. Musiche davvero bellissime.
Arrancano invece, come già accennato, i dialoghi e -in generale- la sceneggiatura, che in tanti punti non convince. La durata di 2 ore e 50 minuti è eccessiva, vuoi perché il ritmo lento li fa sentire tutti, vuoi perché è stato tirato per le lunghe solo per il gusto di farlo, poiché alcuni personaggi avrebbero potuto uccidere tutti gli altri molto prima, togliendoci un'ora e mezza di tedio.

domenica 14 febbraio 2016

Winners of BAFTA 2016

Finita da pochissimo la cerimonia di assegnazione dei BAFTA.
The winners are...





The Revenant ha appena vinto come Miglior Film, confermando tutti i risultati finora ottenuti, poiché viene premiato anche per la Regia di Alejandro Iñárritu, per il Sonoro, per la Fotografia di Lubetzky e per il Miglior Interprete maschile, Leonardo DiCaprio.
Secondo posto sul podio di chi si aggiudica più titoli (4) è Mad Max: Fury Road che sbanca i premi tecnici: Scenografia, Costumi, Trucco e Acconciatura e Montaggio.





Gli altri attori a portare a casa il
BAFTA sono Brie Larson, confermata come Migliore Attrice Protagonista; ancora Kate
Winslet dopo il Golden Globe nella categoria Attrici Non Protagoniste e










Mark Rylance,
Miglior Attore in a Supporting Role. Come già raccontato, quest'anno questa è la categoria con più sorprese, che vede già adesso tre diversi vincitori. Chi si aggiudicherà la statuetta dell'Academy Awards fra due settimane? Il più probabile potrebbe davvero essere Rylance, la cui interpretazione nel premio Ponte delle Spie è stata magistrale (e la preferita dall'autrice del blog).
Ricordiamo con piacere la vittoria di Ennio Morricone, la cui colonna sonora per The Hateful Eight sembra galoppare verso gli Oscar, dopo il successo ottenuto anche stasera.

Passiamo alle sceneggiature: le migliori sono quella di McCarthy&Singer per quella Originale (Il caso Spotlight) e quella di McKay&Randolph, la Non Originale (La Grande Scommessa).
Gli Effetti Speciali vincenti sono invece quelli del Settimo Star Wars, nel quale recita la Stella Emergente premiata stasera, John Boyega.


Gli altri film che hanno vinto stasera: Brooklyn (Miglior Film Britannico); Storie Pazzesche (Miglior Film Straniero, che è dell'argentino Dámian Szifron); Amy (Miglior Documentario sulla vita della cantante Winehouse); Inside Out (Miglior Film d'Animazione); Edmond (Miglior Corto d'Animazione inglese); Operator (Miglior Cortometraggio inglese).
Infine miglior debutto per un regista/sceneggiatore/produttore britannico va a Naji Abu Nowar, sceneggiatore e regista di Theeb e al suo produttore Rupert Lloyd.

martedì 9 febbraio 2016

Nominations ai Premi BAFTA 2016

Si terrà anche quest'anno alla London's Royal Opera House, come da otto anni a questa parte, la 69° cerimonia di consegna dei premi della British Academy Film, che avverrà questa domenica, 14 febbraio. E per l'undicesimo anno sarà l'impagabile e insostituibile Stephen Fry a presentarle.
Queste le candidature:

Miglior Film
La Grande Scommessa (McKey)
Il ponte delle Spie (Spielberg)
The Revenant (Inarritu)
Carol (Haynes)
Il Caso Spotlight (McCarthy)

Miglior Regia
Todd Haynes
Alejandro González Iñárritu
Adam McKey
Ridley Scott
Steven Spielberg

Miglior Sceneggiatura Originale
Alex Garland (Ex Machina)
Matthew Charman, Ethan e Joel Coen (Il Ponte delle Spie)
Josh Coley, Pete Docter, Meg LeFauve (Inside Out)
Tom McCarthy, John Singer (Il Caso Spotligh)
Quentin Tarantino (The Hateful Eight)

Miglior Sceneggiatura Non Originale
Emma Donoghue (Room)
Nick Hornby (Brooklyn)
Adam McKay, Charles Randolph (La Grande Scommessa)
Phyllis Nagy (Carol)
Aaron Sorkin (Steve Jobs)




Miglior Attore Protagonista
Leonardo DiCaprio (the Revenant)
Eddie Redmayne (The Danish Girl)
Micheal Fassbender (Steve Jobs)
Matt Damon (The Martian)
Bryan Cranston (Trumbo)

Miglior Attrice Protagonista
Brie Larson (Room)
Saoirse Ronan (Brooklyn)
Cate Blanchett (Carol)
Alicia Vikander (The Danish Girl)
Maggie Smith (The Lady in th Van)

Migliore Attore Non Protagonista
Benicio Del Toro (Sicario)
Christian Bale (La Grande Scommessa)
Idris Elba (Beast of No Nation)
Mark Ruffalo (Il Caso Spotlight)
Mark Rylance (Il Ponte delle Spie)

Migliore Attrice Non Protagonista
Kate Winslet (Steve Jobs)
Alicia Vikander (Ex Machina)
Rooney Mara (Carol)
Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight)
Julie Walters (Brooklyn)

Migliore Colonna Sonora
Thomas Newman (Il Ponte delle Spie)
Ennio Morricone (The Hateful Eight)
Carsten Nicolai, Ryuichi Sakamoto (The Revenant)
Jóhann Jóhannsson (Sicario)
John Williams (Star Wars: Il Risveglio della Forza)

Miglior Sonoro
Il Ponte delle Spie
Mad Max: Fury Road
The Martian
The Revenant
Star Wars: Il Risveglio della Forza

Migliore Fotografia
Janusz Kaminski (Il Ponte delle Spie)
Ed Lachman (Carol)
John Seale (Mad Max: Fury Road)
Emmanuel Lubezky (The Revenant)
Roger Deakins (Sicario)

Miglior Scenografia
Il Ponte delle Spie
Carol
Mad Max: Fury Road
The Martian
Star Wars: Il Risveglio della Forza

Miglior Montaggio
La Grande Scommessa
Il Ponte delle Spie
Mad Max: Fury Road
The Martian
The Revenant

Migliori Effetti Speciali
Ant Man
Mad Max: Fury Road
Ex Machina
The Martian
Star Wars: Il Risveglio della Forza

Migliori Costumi
Brooklyn
Carol
Cenerentola
Mad Max: Fury Road
The Danish Girl

Miglior Trucco e Acconciatura
Brooklyn
Carol
The Revenant
Mad Max: Fury Road
The Danish Girl

Miglior Film Straniero
Theeb (Giordania) di Naji Abu Nowar
Nie Yinniang (Taiwan) di Hou Hsiao-hsien [Premio della Regia al Festival di Cannes]
Turist (Svezia) di Ruben Östlund
Timbuktu (Francia) di Abderrahmane Sissako
Relatos Salvajes (Argentina) di Damiàn Szifron

Miglior Film d'Animazione
Inside Out
Minions
Shaun, vita da pecora - il film

Miglior Documentario
Cartel Land (Heineman)
Malala (Guggenheim)
Amy (Asif Kapada) [candidato anche a Miglior Film Britannico]
Listen to me Marlon (Riley)
Sherpa (Peedom)

Miglior Cortometraggio Britannico
Elephant
Mining Poems of Odes
Operator
Over
Samuel-613

Miglior Cortometraggio Animato Britannico
Edmond
Manoman
Prologue



domenica 31 gennaio 2016

La Lenta Scommessa

Appena uscita dalla sala cinematografica, l'impressione a caldo su La Grande Scommessa non è delle più positive.



Quest'impressione si deve a quattro punti.
Primo punto. Il film racconta la storia di come il mercato immobiliare americano e il mercato che ci speculava sopra crollò, come sappiamo tutti, nel 2008, portando alla più grossa crisi mondiale dal '29 in poi. Nei tre anni precedenti il crollo alcuni studiosi di economia capirono da certi segnali ciò che sarebbe avvenuto. Predirono che il mercato immobiliare, basato su CDO (obbligazioni di debito collateralizzate), cioè su obbligazioni che si basavano sui debiti di mutui non pagati, sarebbe fallito. Questi economisti che se ne accorsero decisero di scommettere contro il sistema, investendo in CDS
(credit default swap). In parole semplici: se, contro ogni buon senso, il mercato immobiliare fosse fallito davvero, chi aveva investito in queste azioni sarebbe stato ripagato dalle banche. Se avevano ragione, avrebbero vinto, facendo un sacco di soldi.
Il punto focale del film era far capire quanto cinici e disonesti fossero i meccanismi e i protagonisti di questa enorme truffa ai danni di tutti. E, maledizione, ci sono riusciti.
Attraverso gli occhi degli outsiders che specularono sul fallimento dell'economia americana e mondiale, il disgusto per il marciume che viene raccontato sale mentre scorre il film e, all'uscita dalla sala è massimo. Lo sconforto è il sentimento che predomina a caldo, il motivo per cui non piace.
Non è che non piace il film; non piace la storia, perché il seguito è stato drammatico e ancora ci riguarda.
Non è colpa del film se l'argomento è scomodo. Il film riesce benissimo nel suo scopo e quindi è, in verità, un punto a favore. La verità è spiacevole e come si dice nel film, non si ha voglia di farsela raccontare raccontare.
La pellicola si propone di spiegare al pubblico questi complessi meccanismi economici nel modo più accattivante possibile e questo porta a tre sconvenienti, che costituiscono gli altri tre motivi per cui il film non mi è piaciuto.
Secondo punto. Per quanto sia raccontato il più semplicemente possibile, non risulta pienamente chiaro lo stesso. Quantomeno risulta comunque molto faticoso seguire tutti i passaggi. Almeno per me, che l'economia la conosco molto approssimativamente solo da tg ed editoriali. Anche in questo caso non è colpa del film. Solo che racconta meccanismi molto complessi, che ci (mi) fanno percepire tutte le lacune sull'argomento.
Terzo punto. Per aiutare il pubblico a digerire il soggetto, la regia si serve di molti trucchetti (quali inserire scenette di personaggi fuori storia, che rispiegano qualche argomento) e un montaggio super ruffiano che risultano assolutamente irritanti. Più fastidioso ancora lo stile di ripresa, che cambia di continuo lo zoom sui personaggi sulla stessa scena.
Quarto punto. Il montaggio stesso e la regia, che sono i punti forti del film in teoria, entrambi infatti candidati agli Oscar, rallentano molto il ritmo del film, in maniera del tutto inaccettabile. Non esiste nessun motivo per cui un film debba essere lento. E questo è parecchio lento.



Molto valido invece il cast: particolarmente Christian Bale, sempre all'altezza del personaggio, è così camaleontico che può ricoprire qualsiasi ruolo; ancora più bravo, secondo me, Steve Carrel, con un personaggio pìù sfaccettato e complesso; simpatico anche il personaggio di Brad Pitt, anche se meno impegnativo; meno brillante Ryan Goslin; riuscite anche le performance di Jeremy Strong, John Magaro, Finn Wittrock, Hamish Linklater, Rafe Spall. E il cameo di Melissa Leo è strepitoso.

E anche la sceneggiatura è ben strutturata, nonostante il triste soggetto.

Waiting Academy Awards: i vincitori del premio SAG

Si è tenuta la notte scorsa la cerimonia di premiazione degli Screen Actors Guild Awards allo Shrine Auditorium di Los Angeles. Avevamo già annunciato i candidati nelle varie categorie, vediamo ora i vincitori.

Il miglior attore e la migliore attrice protagonisti si confermano Leonardo DiCaprio e Brie Larson, già premiati tre settimane fa ai Golden Globes per le performance in Revenant e Room rispettivamente. Forti di queste due statuine, possono presentarsi il 28 febbraio quasi certi del risultato finale.

Il sorriso di Leonardo parla da solo: "Quest'anno è la volta buona!"


Diverso discorso va fatto per gli attori non protagonisti.
Per quel che riguarda le attrici, la sorpresa è stata di veder vincere Alicia Vikander,
quando ai Golden Globes aveva vinto Kate Winslet. Le altre "sconfitte" sono Helen Mirren, Rooney Mara e Rachel McAdams. Se, come sempre lo sono stati, i premi SAG sono l'anticamera degli Oscar, viene da pensare che sarà l'attrice di The Danish Girl ad aggiudicarsi l'ultimo e più atteso riconoscimento.
Per la categoria maschile vince Idris Elba per Beast of No Nation. Ma Elba non è nominato agli Oscar; esclusione molto polemizzata, soprattutto da parte di Spike Jonze, che ha rimproverato all'Academy l'assenza di molti afroamericani che avrebbero meritato almeno il nome nell'elenco degli aspiranti vincitori. Oltre a Elba, Will Smith per Zona d'Ombra e il giovane Ryan Coogler, che ha firmato la brillante regia di Creed.
Forse proprio per far fronte a queste polemiche o a compensare la loro esclusione piovono statuine in testa agli attori afroamericani in questa ventiduesima edizione dei SAG. La politica a volte ha inciso molto nei premi cinematografici, rischiando errori diplomatici. Potrebbe esserci un risentimento anche per l'eccesso di premi. I vincitori che vado a elencare sono attori splendidi, ma si potrebbe pensare che il riconoscimento arrivi solo a placare quest'ondata di polemiche. Siamo nel 2016, ma ancora il tema razziale è un punto delicato e rischia di surriscaldare gli animi.
Idris Elba vince anche nella sezione tv per Miglior Attore nella miniserie drammatica Luther e le migliori attrici, sia tra le serie drammatiche, sia commedia, sia nella miniserie comica sono Viola Davis (Le regole del delitto perfetto), Uzo Aduba (Orange is the New Black) e Queen Latifah (Bessie).

Non era nominato ai SAG invece il vincitore dei Globes, Sylvester Stallone.
Stallone è tra i candidati agli Oscar, è vero, ma la performance in Creed, per quanto migliore rispetto alla sua media, non è abbastanza valida, come dimostra appunto la sua assenza nella serata appena conclusa.
Come pronosticare dunque un vincitore per questa categoria alla cerimonia del Dolby Theatre?
L'attenzione potrebbe spostarsi su Christian Bale, Tom Hardy, Mark Ruffalo e Mark Rylance.
Tra questi solo Bale e Rylance erano candidati a tutti e quattro i premi dell'anno. La scelta finale potrebbe ridursi a loro due, ma le sorprese sono dietro l'angolo e questa sezione diviene la più interessante da seguire quest'anno!

Infine la serata vede il riconoscimento di Miglior Cast al Caso Spotlight e di Migliori Stantmant al pirotecnico Mad Max: Fury Road.


Abbiamo rammentato qualche premio televisivo, chiudiamo la rassegna.
Migliori Cast per una serie drammatica e per una serie comica vanno rispettivamente a Downton Abbey e a Orange is the New Black.
I migliori attori sono Kevin Spacey, per la drama serie House of Cards, e Jeffrey Tambor nella comedy serie Transparent. Manca il premio alle migliori controfigure, che va allo staff di Game of Thrones.

venerdì 22 gennaio 2016

Il Ponte delle Spie, quando una firma è una certezza

Ti accomodi in sala. Parte il film. Prime scene. E sei grato.
Grato della scelta che hai fatto.
E grato a Steven Spielberg.




Inquadrature iniziali, prime sequenze e finalmente torni a vedere un regista vero. Uno che ha girato così tanti film, che ha passato una vita intera a occuparsi di cinema e si vede.
Nessuna scelta innovativa, nessuna rivoluzione tecnica, nessuna sensazionale sorpresa, ma la più pura, pulita, classica lezione di regia. Magistrale. Tecnicamente perfetta. Eccola lì, schietta e semplice, ma appagante.
E poi il cast, che cast!!! Da pensare che avrebbe meritato una nomination (non arrivata però) ai SAG Award nella categoria apposita. Subito incontri personaggi comprimari o secondari che ti fanno pensare: "facce da Spielberg" (brutti visi, grossi attori, che sanno interpretare gente vera).

Guerra Fredda. Il film si apre su Mark Rylance, che del film non è protagonista, ma che buca lo schermo nell'istante stesso in cui appare.
Il suo ruolo è quello della spia russa Rudolf Abel, beccato dalla CIA (che non riesce però a scucirgli alcuna informazione né a ottenerne la collaborazione) in territorio americano. Perché Abel è un uomo estramamente coerente e ligio al senso del dovere: è un russo che lavora per la grande madre patria e che intende rimanere fedele al suo paese quale che sia il costo.
In poche scene Rylance ci chiarisce la statura morale del suo personaggio, contrapposto a tutti gli altri soggetti che ci troveremo davanti. Su questo alla fine ruota il film: sulla differenza che sta tra sbandierare i buoni ideali di casa propria e vestirli in ogni occasione, a favore o contro. Rylance fa innamorare del proprio personaggio, fa tifare fin dal principio per lui, con un'interpretazione stupenda, che gli ha valso infatti la candidatura come migliore attore non protagonista a Golden Globe (unica categoria in cui -ingiustamente- era candidato il film), BAFTA (gli inglesi sono molto più generosi, con 9 nomination), SAG e Oscar (6 nomine).
Dopo l'arresto si decide che al poveretto, accusato di spionaggio, tradimento, etc, venga fatto un processo il più trasparente ed equo possibile, perché il mondo (e la Russia) si faccia un'idea della democrazia e della giustizia che regnano negli Stati Uniti.
E viene scelto, per difendere la spia, un avvocato che si occupa in modo assai scaltro di assicurazioni, ma non più di cause penali. La patata bollente finisce nelle mani di Tom Hanks-James B. Donovan, tutt'altro che contento di dover diventare un "traditore" anche lui agli occhi dell'America. Meno contento di lui, la sua famiglia.
Spinto però dalla giustezza del compito, infine accetta e finisce per difendere il suo cliente con molta convinzione e il meglio che può fare davanti a una giuria, a un giudice e soprattutto a un'opinione pubblica che ritiene il processo già superfluo, poiché Abel è una spia russa e tanto basta a fargli meritare la sedia eletttrica.


Ma la sollecitudine di Donovan lo porta non solo a difendere il suo operato davanti a giudice, corte, famiglia e Stati Uniti in virtù della Costituzione, che deve tutelare anche Abel perché gli Stati Uniti devono essere i più giusti, ma anche a intercedere presso il giudice, una volta appurato che il suo assistito sarebbe sicuramente stato dichiarato colpevole, affinché la condanna fosse all'ergastolo e non a morte, non tanto con le motivazioni "della cosa più giusta da fare" quanto del fatto che una spia da scambiare un giorno avrebbe potuto far comodo.
Guarda caso, qualche tempo più tardi viene catturato dai russi un pilota-spia che aveva il compito di fare foto ai territori nemici, atterrato in territorio sovietico dopo che il suo aereo era stato abbattuto. La decisione quindi di salvare la vita ad Abel, contestatissima a suo tempo, si rivela una fortunata occasione per riprendersi il proprio pilota. A mediare lo scambio, per ragioni diplomatiche, è scelto ancora una volta James Donovan, che dovrà recarsi a Berlino Est e affrontare diversi ostacoli: Hanks-Donovan infatti non vuole accontentarsi di riportare a casa solo il pilota, ma vorrebbe togliere dai guai anche un giovane studente americano che si era trovato nel momento sbagliato dalla parte sbagliata del muro in costruzione, finendo arrestato dalla neonata Repubblica Democratica Tedesca (DDR).

Il film è molto piacevole: non pesante, scorre benissimo nonostante la lunghezza, col ritmo giusto; essenziale ogni scena e ciascuna realmente godibile. Un film tanto ben fatto è un piacere per gli occhi, le orecchie e la mente.
Sono straordinarie fotografia (di Janusz Kaminski) e colonna sonora (firmata Thomas Newman). Curatissima e intrigante la sceneggiatura, non a caso scritta, oltre che da Matt Charman, anche dai fratelli Coen. Belle le scenografie, i costumi, la resa del periodo, bello tutto.
E, come già detto, la regia è perfetta (e non se ne poteva dubitare) e il cast è giustissimo in ogni componente.
Hanks è sopra la media come sempre. Il personaggio di Donovan gli calza come un guanto.
La vera perla resta però Rylance. L'interpretazione è da Oscar.



Detto tutto questo, la sorpresa è la scarsità di candidature che il film ha raccolto ai vari premi di quest'anno.
Escluso Rylance, che è stato giustamente nominato nella sua categoria (Miglior Attore Non Protagonista) a ognuno dei premi, poiché ignorarlo sarebbe stato un oltraggio al cinema, un dispetto alla bella arte della recitazione, il film non pare essere apprezzato, almeno in America.
Ma come? Un film così Americano?
No. Questo è il punto: non è un film "così tanto americano". L'unico personaggio che realmente incarna il buonismo e gli ideali della nazione, stavolta, è quello di Hanks (si veda il primo clip allegato).
Gli altri personaggi (il giudice, l'agente della CIA che compare nel video, l'uomo che addestra i piloti-spie, etc.) pur di servire la causa della Nazione rinnegano i valori costituzionali: la giustizia americana è sulla loro bocca (va difeso Abel) ma non nelle loro azioni (sì, ma solo di facciata: in realtà vogliamo sembrare belli mentre cerchiamo di estorcergli più informazioni possibili e comunque è già condannato prima del processo).
Questa è una denuncia e non l'esaltazione classica dell'americano democratico, che c'è nel film, ma solo nel personaggio di Donovan, che si trova nemico il suo stesso popolo, che lo disprezza perché difende la spia, la sua famiglia, i russi e i tedeschi al momento del negoziato e gli uomini del governo americano e della CIA, che non vogliono che faccia di testa sua. E invece Hanks fa esattamente tutto ciò che si ritiene in dovere di fare, seguendo solo i suoi principi, contro tutto quello che gli imporrebbero di fare. L'eroe tipicamente Hanksiano-Spielberghiano.
L'unica persona che stima il coraggio e la coerenza di Jim Donovan è proprio la spia russa. Il rispetto e la fiducia di Abel va tutto
al suo avvocato e il rapporto che si crea tra i due nel film è quasi commovente.
La figura della spia finisce per essere innalzata, come esempio di rettitudine e lealtà, sopra le figure degli altri personaggi, sopra gli americani: l'agente Hoffmann, il pilota Powell soprattutto, che ci si affanna tanto a riprendere, ma che in realtà il governo avrebbe preferito fosse morto prima di finire in mano ai russi e creare tanto lavoro. Nel Ponte delle Spie un comunista finisce per essere meglio dipinto di qualunque personaggio americano.
Ai Golden Globes il film viene quasi del tutto ignorato, a parer mio proprio perché il suo "antipatriottismo" è piaciuto poco.
Agli Oscar però si aggiungono le candidature a Miglior Film, Sceneggiatura Originale, Miglior Scenografia, Colonna Sonora e Sonoro.
Meno di parte, forse, gli inglesi: ai BAFTA, oltre a queste sei nomination, sono candidati anche la Regia (secondo me molto giustamente), la Fotografia e il Montaggio.
Bella differenza tra Globes e BAFTA, per i quali il film risulta il più rappresentato nel maggior numero di categorie (alla pari con Carol), a conferma del fatto che questo è un capolavoro di film, curato in tutti i suoi aspetti come solo Spielberg sa fare.

mercoledì 20 gennaio 2016

Nomination ai SAG Awards

Elenco dei candadati al primo e più atteso (per avere un pronostico più certo per gli Oscar, poiché chi vince il SAG di solito vince l'Oscar) premio di categoria, gli Screen Actors Guild Awards, annunciati il 9 dicembre 2015. La premiazione si svolgerà il 30 gennaio.



Migliore attore protagonista

Bryan Cranston (Trumbo)
Johnny Depp (Black Mass)
Leonardo DiCaprio (The Revenant)
Michael Fassbender (Steve Jobs)
Eddie Redmayne (The Danish Girl)

Migliore attrice protagonista

Cate Blanchett (Carol)
Brie Larson (Room)
Helen Mirren (Woman in Gold)
Saoirse Ronan (Brooklyn)
Sarah Silverman (I Smile Back)

Migliore attore non protagonista

Christian Bale (La grande scommessa)
Idris Elba (Beasts of No Nation)
Mark Rylance (Il ponte delle spie)
Michael Shannon (99 Homes)
Jacob Tremblay (Room)

Migliore attrice non protagonista

Rooney Mara (Carol)
Rachel McAdams (Il caso Spotlight)
Helen Mirren (Trumbo)
Alicia Vikander (The Danish Girl)
Kate Winslet (Steve Jobs)

Miglior cast


Beasts of No Nation
La grande scommessa
Il caso Spotlight
Straight Outta Compton
Trumbo

Le Nomination agli Oscar 2016



Sono state annunciate nel nostro primo pomeriggio (primo mattino nel "Nuovo Mondo") del 14 gennaio le candidature per i premi Oscar che saranno assegnati il prossimo 28 febbraio a Los Angeles, nella cerimonia che si terrà come sempre al Dolby Theatre e che sarà presentata da Chris Rock. Di seguito le candidature. Nei prossimi articoli saranno elencate anche le nomination ai Premi di Categoria e ai Bafta.




Miglior film

La grande scommessa (Adam McKay)
Il ponte delle spie (Steven Spielberg)
Brooklyn (John Crowley)
Mad Max: Fury Road (George Miller)
The Martian (Ridley Scott)
The Revenant (Alejandro González Iñárritu)
Room (Lenny Abrahamson)
Il caso Spotlight (Tom McCarthy)

Miglior regia

Lenny Abrahamson
Alejandro González Iñárritu
Tom McCarthy
Adam McKay
George Miller

Miglior attore protagonista

Bryan Cranston (Trumbo)
Matt Damon  (The Martian)
Leonardo DiCaprio  (The Revenant)
Michael Fassbender (Steve Jobs)
Eddie Redmayne (The Danish Girl)

Miglior attrice protagonista

Cate Blanchett (Carol)
Brie Larson (Room)
Jennifer Lawrence (Joy)
Charlotte Rampling (45 Years)
Saoirse Ronan (Brooklyn)

Miglior attore non protagonista

Christian Bale (The Big Short)
Tom Hardy (The Revenant)
Mark Ruffalo (Il caso Spotlight)
Mark Rylance  (Il ponte delle spie)
Sylvester Stallone  (Creed)

Miglior attrice non protagonista

Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight)
Rooney Mara (Carol)
Rachel McAdams  (Il caso Spotlight)
Alicia Vikander (The Danish Girl)
Kate Winslet (Steve Jobs)

Migliore sceneggiatura originale

Matt Charman, Joel ed Ethan Coen (Il ponte delle spie)
Alex Garland (Ex Machina)
Josh Cooley, Ronnie del Carmen, Pete Docter e Meg LeFauve (Inside Out)
Tom McCarthy e Josh Singer (Il caso Spotlight)
Andrea Berloff, Jonathan Herman, S. Leight Savidge e Alan Wenkus (Straight Outta Compton)

Migliore sceneggiatura non originale

Charles Randolph e Adam McKay (La Grande Scommessa)
Nick Hornby (Brooklyn)
Phyllis Nagy (Carol)
Drew Goddard (The Martian)
Emma Donoghue (Room)

Miglior film straniero


El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra (Colombia)

Mustang di Deniz Gamze Ergüven (Francia)
Il figlio di Saul di László Nemes (Ungheria)
Theeb di Naji Abu Nowar (Giordania)
A War di Tobias Lindholm (Danimarca)

Miglior film d'animazione


Anomalisa (Charlie Kaufman e Duke Johnson)

Il bambino che scoprì il mondo (Alê Abreu)
Inside Out (Pete Docter e Ronnie del Carmen
Shaun, vita da pecora - Il film (Mark Burton e Richard Starzak)
Quando c'era Marnie (Hiromasa Yonebayashi)

Miglior fotografia

Ed Lachman (Carol)
Robert Richardson (The Hateful Eight)
John Seale (Mad Max: Fury Road)
Emmanuel Lubezki (The Revenant)
Roger Deakins (Sicario)

Miglior scenografia

Rena DeAngelo, Bernhard Henrich e Adam Stockhausen (Il Ponte delle Spie)
Michael Standish e Eve Stewart (The Danish Girl)
Colin Gibson e Lisa Thompson (Mad Max: Fury Road)
Celia Bobak e Arthur Max (The Martian)
Jack Fisk e Hamish Purdy  (The Revenant)

Miglior montaggio

Hank Corwin (La Grande Scommessa)
Margaret Sixel (Mad Max: Fury Road)
Stephen Mirrione (The Revenant)
Tom McArdle  (Il caso Spotlight)
Maryann Brandon e Mary Jo Markey  (Star Wars: Il Risveglio della Forza)

Miglior colonna sonora

Thomas Newman (Il Ponte delle Spie)
Carter Burwell (Carol)
Ennio Morricone (The Hateful Eight)
Jóhann Jóhannsson (Sicario)
John Williams (Star Wars: Il Risveglio della Forza)

Miglior canzone


Earned It di Tesfaye, Balshe, Quenneville, Moccio (Cinquanta sfumature di grigio)

Manta Ray di J. Ralph e Antony Hegarty (Racing Extinction)
Simple Song #3 di David Lang (Youth - La giovinezza)
Til It Happens to You di Diane Warren e Lady Gaga (The Hunting Ground)
Writing's on the Wall di Jimmy Napes e Sam Smith (007 - Spectre)

Migliori effetti speciali

Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris e Andrew Whitehurst (Ex Machina)
Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams e Tom Wood (Mad Max: Fury Road)
Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers e Steven Warner (The Martian)
Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith e Cameron Waldbauer (The Revenant)
Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh e Neal Scanlan (Star Wars: Il Risveglio della Forza)

Miglior sonoro

Andy Nelson, Gary Rydstrom e Drew Kunin (Il Ponte delle Spie)
Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo (Mad Max: Fury Road)
Andy Nelson, Christopher Scarabosio e Stuart Wilson (Star Wars: Il Risveglio della Forza)
Paul Massey]], Mark Taylor e Mac Ruth (The Martian)
Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek (The Revenant)

Miglior montaggio sonoro

Mark Mangini e David White (Mad Max: Fury Road)
Alan Robert Murray (Sicario)
Matthew Wood e David Acord (Star Wars: Il Risveglio della Forza)
Oliver Tarney (The Martian)
Martin Hernandez e Lon Bender (The Revenant)

Migliori costumi

Sandy Powell (Carol)
Sandy Powell (Cenerentola)
Paco Delgado (The Danish Girl)
Jenny Beavan (Mad Max: Fury Road)
Jacqueline West (The Revenant)

Miglior trucco e acconciatura

Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin (Mad Max: Fury Road)
Love Larson e Eva Von Bahr (Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve)
Sian Grigg, Duncan Jarman e Robert A. Pandini (The Revenant)

Miglior documentario


Amy (Asif Kapadia)

Cartel Land (Matthew Heineman)
The Look of Silence (Joshua Oppenheimer)
What Happened, Miss Simone? (Liz Garbus)
Winter on Fire: Ukraine's Fight for Freedom (Evgeny Afineevsky)

Miglior cortometraggio documentario


Body Team 12 (David Darg e Bryn Mooser)

Chau, Beyond The Lines (Courtney Marsh e Jerry France)
Claude Lenzmann: Spectres Of The Shoah (Adam Benzine)
A Girl In The River: The Price Of Forgiveness (Sharmeen Obaid-Chinoy)
Last Dat Of Freedom (Dee Hibert e Jones Nomi Talisman)

Miglior cortometraggio


Ave Maria (Basil Khalil)

Day one (Henry Huges)
Everything will be ok (Patrick Vollrath)
Shock (Jamie Donoughue)
Stutterer (Benjamin Cleary e Serena Armitage)

Miglior cortometraggio d'animazione


Bear Story (Gabriel Osorio Vargas)

Prologue (Richard Williams)
Sanjay's super team (Sanjay Patel)
We can't live without cosmos (Konstantin Bronzit)
World of tomorrow (Don Hertzfeldt)