lunedì 21 aprile 2014

Viaggio nel mondo Disney: Cenerentola

Uno dei Classici Disney più conosciuti e amati è il capolavoro del 1950, Cenerentola, ispirato alla celebre fiaba di Charles Perrault.


La seconda guerra mondiale è ormai alle spalle. Disney ha un po' più denaro a disposizione e decide di tornare a produrre un lungometraggio animato puro, dopo i film collettivi di cui abbiamo parlato e le animazioni miste sperimentate (che davvero costavano molto meno, tanto che si decise di continuare a utilizzare la live action come modello pre-animazione per contenere i costi di questo nuovo film, utilizzando attori come Helene Stanley per Cenerentola e Anastasia e Jeffrey Stone per il personaggio del Principe, lavorando sull'animazione dei personaggi fino all'edizione definitiva, sfruttando anche l'apporto dei doppiatori, specie Ilene Woods, per conferire più carattere alle figure).

La storia, sebbene differisca un poco dall'originale fiaba, avendone limate le parti più crude, è comunque nota. Figlia di un ricco nobiluomo, che si risposa per garantire all'adorata figlia una madre che le voglia bene, Cenerentola si ritrova in realtà, alla morte del padre, a essere succube della matrigna, affatto incline ad amare la figlioccia, anzi decisa a renderla serva di casa, nascondendo la sua bellezza, decisamente superiore a quella delle figlie di lei, e a trattarla con tutta la malignità possibile.
La vita della povera Cenerentola passa attraverso una routine tutta lavoro e cattiverie delle parenti acquisite nei suoi confronti, fino al giorno in cui tutte le ragazze in età da marito vengono chiamate a un ballo al castello del re, affinché il principe erede possa trovare una sposa.
La sola consolazione della ragazza, sempre gentile e di buon umore, in questa schiavitù domestica è rappresentata dall'amicizia con i topolini e gli altri animali che vivono nella casa, molto affezionati a lei e pronti ad aiutarla e a rallegrare le sue giornate.
Proprio il giorno in cui giunge l'invito al ballo, questi piccoli amici le dimostrano tutta la loro lealtà: la matrigna, decisa a non far partecipare Cenerentola, le promette di portarla solo se la fanciulla sarà in grado di sbrigare tutte le faccende domestiche affidategli e procurarsi un abito. Naturalmente la donna fa in modo di assegnare alla ragazza una tale quantità di mansioni da renderle assolutamente impossibile preparare il vestito, ma i topolini, capitanati dall'impavido Giac e il dolcissimo, imbranato Gas Gas, si organizzano per completare in tempo l'abito, che verrà però strappato dalle sorellastre invidiose.
A questo punto della storia i "cattivi" sono riusciti nel loro intento: sventare ogni onesto tentativo dei "buoni" di raggiungere l'obiettivo, cioè mandare Cenerentola al ballo.
Ma nelle fiabe è a questo punto che entra in gioco l'elemento magico, l'aiutante, in questo caso specifico la Fata Smemorina, che con le parole magiche della canzone Bibbidi-Bobbidi-Bu (e così la Disney dimostra ancora una volta che bastano poche sillabe senza senso per creare una canzone di successo, come Hi-Diddle-Dee-Dee, cantata dalla Volpe in Pinocchio o come la celebre Supercalifragilistichespiralidoso di Mary Poppins) rimedia a Cenerentola carrozza, cavalli, cocchiere e lacché (trasformando rispettivamente una zucca, quattro topini, il cavallo e il cane Tobia) e un abito stupendo con scarpette di cristallo.
Come noto, Cenerentola, che ha tempo solo fino allo scoccare della mezzanotte prima che gli incantesimi della fata svaniscano, giunge al ballo e fa innamorare il Principe, con cui balla tutta la notte, scatenando l'invidia di ogni altra ragazza, specialmente delle sue sorellastre Anastasia e Genoveffa, che però non la riconoscono e non sospettano possa essere lei. Quando arriva la mezzanotte, la ragazza fugge, senza lasciare al Principe nessun altro indizio per ritrovarla, all'infuori di una delle scarpette di cristallo, che perde durante la fuga e che diviene oggetto di un proclama per ritrovare la giovane che il principe desidera sposare: chi sarà in grado di calzare la minuscola scarpina, sarà futura sposa del Principe.
All'annuncio di questo proclama in casa Tremaine, la matrigna comprende, dalla reazione della sua figlioccia, che era lei la ragazza misteriosa che il Principe ora cerca e la rinchiude nella sua stanza, prima dell'arrivo del Granduca Monocola, incaricato dal re di far provare la scarpetta a tutte le ragazze del paese.
Anche stavolta l'aiuto dei piccoli amici, che recuperano la chiave dalla tasca della matrigna e liberano Cenerentola, e la provvidenza della Fata, che aveva lasciato l'altra scarpetta alla ragazza, assicurano il lieto fine della storia, permettendo al Granduca di riconoscere la ballerina misteriosa del ballo e portarla al castello.

Morale della favola: nell'essere giusti e buoni si riceve sempre un aiuto, una ricompensa. Occorre dunque sempre comportarsi in modo retto e giusto, credendo nei propri sogni, come ricorda I Sogni son desideri: impegnandosi nel realizzarli si viene premiati, mentre la cattiveria non paga.

Il pregio di questo cartone animato è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi secondari: la storia è conosciuta e scontata, Cenerentola è la classica principessa dal buon cuore, vittima della crudele matrigna (come già Biancaneve prima di lei), ingenua e smaliziata, tanto da non essersi nemmeno accorta che era con il Principe che aveva ballato tutta la sera e il Principe è nient'altro che una presenza idealizzata, che in tutto il film si vede appena e si sente parlare ancora meno.
Il film, però, che comunque rimane sotto le righe rispetto a capolavori precedenti e successivi, è animato dagli altri personaggi, importanti co-protagonisti, più che personaggi secondari, di Cenerentola.
Innanzitutto i topini di cui già abbiamo parlato: buoni e cari, tutti simpatici e pieni d'inventiva, aiutano Cenerentola in ogni occasione e arricchiscono il racconto narrativo, in cui si intercalano le loro avventure col gatto Lucifero, la cui cattiveria è pari a quelle delle sue padrone. Tra fughe e dispetti di ogni sorta da una parte e dall'altra, questa contrapposizione gatto-topo è particolarmente riuscita.


Meno importanti, ma comunque simpatici, gli uccellini azzurri, il cavallo e il cane Tobia.
Venendo ai personaggi umani, estremamente simpatici sono il Gran Duca Monocolao, pieno di sussiego e terrorizzato dal buffo, piccolo, irascibile re e la Fata Smemorina, distratta, ma molto buona.


Tuttaltro che simpatiche, anzi odiose, le sorellastre: viziate e acide, pronte a rivalersi sulla povera Cenerentola anche senza motivo.
Ma peggiore ancora, subdola e malvagia, Madame Tremaine, che ha in odio la figlia del defunto marito e fa di tutto per negarle agio e felicità. Spesso mostrata in ombra, non raggiunge la cattiveria e la maestosità di Grimilde, né incute lo stesso terrore (la regina cattiva di Biancaneve voleva addirittura uccidere la figlioccia, ma a parte la diversità di intenti delle due donne, stabilita dalle fiabe, a tredici anni di distanza dal primo film Disney i tempi sono cambiati e Cenerentola si potrebbe definire il primo lungometraggio interamente adatto ai bambini, specie grazie alla presenza dei divertenti topolini), ma raggiunge in qualche scena momenti di grande fascino, come l'immagine che la ritrae quasi come un gatto, al buio, con solo gli occhi illuminati dalla cattiveria per il proposito che le è appena venuto in mente, di impedire a Cenerentola di provare la scarpetta.

Molti anni dopo, nel 2002 e poi nel 2007 furono prodotti due sequel di Cenerentola, di qualità molto inferiore, destinati esclusivamente all'home video: Cenerentola II - Quando i sogni diventano realtà (costituito da tre episodi distinti) e Cenerentola III - Il gioco del destino, con una trama più consistente.

sabato 5 aprile 2014

L'amore ai tempi degli O. S.

Operative Sistem.
Sempre più avanzati, funzionali. A volte scherziamo, chiedendoci tra quanto creeranno il primo telefono o computer che ci farà anche il caffè. Ma c'è poco da scherzare, perché oggigiorno questi dispositivi sono davvero smart, hanno una sorta di intelligenza (sarebbe quasi d'obbligo un parallelo con A.I. di Kubrick-Spielgberg o con Blade Runner di Ridley Scott). Hanno pure la parola: ci leggono gli sms mentre siamo in macchina. E allora cosa gli manca? L'emozione. L'amare.
Fra quanto incominceranno ad amare?



In un presente/futuro non definito, Joaquin Phoenix è Theodore, che di lavoro crea lettere bellissime per altre persone (epoca dunque in cui parlare d'amore o di ringraziamento o di auguri è compito delegato ad altri, pagati apposta per perderci tempo) e sentimentalmente è un disastro, perché quegli stessi sentimenti che immagina e detta per terzi, lui alla moglie non ha saputo comunicarli e deve ora firmarle le carte per il divorzio.
In questa epoca fittizia (ma non troppo), in cui per strada la gente parla solo col proprio telefono, il proprio tablet, il portatile o l'auricolare, hanno inventato il sistema operativo più all'avanguardia di tutti: OS1, capace di evolvere, interagendo con il possessore.
E questi OS sono straordinariamenti intelligenti, anzi sono di più: sono veri come persone, tranne che per il corpo. Ed evoluzionano come noi, imparando non solo le esigenze di chi le ha acquistate, ma anche la rabbia, la felicità, la speranza, la frustazione e soprattutto l'amicizia e l'amore.
Theodore compra uno di questi sistemi operativi e si stupisce di scoprire al di là dell'auricolare (ideale corazza che teoricamente assicura protezione a chi ne fruisce, potendovisi rivolgere senza timore di essere ferito, confidandovisi senza essere giudicato), viva all'interno di un disco rigido, una mente, un'intelligenza, una donna, Samantha, così reale e pura e divertente da potersi innamorare di lei, venendo ricambiato, giungendo a un amore oltre il platonismo, oltre la carnalità.
Questa è una storia d'amore immensamente curiosa: il povero protagonista è in parte incompreso dagli altri, dalla ex moglie, per la quale una relazione con un computer è una chiara dimostrazione del non essere ancora in grado di gestire la propria sfera emozionale; in parte dubita di sé, in parte è esaltato da questo nuovo amore; più avanti trova l'apertura di chi accetta questa forma d'amare, la solidarietà di altre persone che hanno trovato nei nuovi OS amici e compagni.
Ma l'amore è costantemente uguale a sé stesso, che si scelga di amare una persona (di sesso opposto o del proprio), un animale (e mentre scrivo non posso non pensare all'episodio Che cos'è la sodomia? di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso) o un'intelligenza artificiale.
L'amore ha, quindi, quelle gradevoli e sgradevoli costanti, che sono l'eccitazione, le farfalle nello stomaco, la perdita del senno e dell'appetito, ma anche i problemi: la gelosia, le mezze verità, la mal tolleranza delle limitazioni del partner. Un rapporto per come lo si giri, anche se è il più unico del mondo (e chiunque sia stato innamorato ha creduto che il proprio lo fosse), ovvero quello tra umano e sistema operativo, ha dei punti di incomprensione, di difficoltà. Questo film ha il pregio di affrontare il discorso da un punto di vista originale, ma racconta comunque una storia d'amore, che proprio per la sua unicità è arricchita di molti problemi in più, oltre ai "più classici". E questa storia scappa dalle mani a Theodore, a Samantha (che nel suo percorso di formazione, impara non solo di essere capace di amare, ma essendo un'"intelligenza" anche di potere e volere conoscere più persone, più menti), ma anche ai creatori degli OS, che avendo scoperto possibilità nuove, decidono di esplorarle e di esplorarsi lontano dagli uomini.
Amaro il finale, come quello di molte altre storie d'amore, anche umano-umano, ma non importa. Non è "l'amaro in bocca" che lascia questo film all'uscita dalla sala cinematografica.
Tuttaltro: è la soddisfazione di aver visto un bel film, trattato bene (nessuno ne dubitava dopo l'Oscar ricevuto da Jonze per la sceneggiatura originale); l'emozione per una storia (d'amore) finalmente originale, ingegnosa, ma anche dolce. Un'analisi non superficiale non solo degli stereotipi (veri) sull'amore, ma anche della nostra società ai tempi degli smart-phone&co. e la provocazione che ne segue: visto che passiamo tanta parte della nostra vita appiccicati a dispositivi elettronici di vario tipo, che le nostre vite sociali si riducono ai social-network (e il gioco di parole è voluto) e conosciamo le persone più sul web che al bar, perché non viviamo anche delle relazioni virtuali? Ancora il sesso e il caffè i nostri computer non ce li fanno (ma non è neppure poi vero, tra reale e virtuale è rimasta una minima sfumatura e su quale sia la finzione e quale la realtà non possiamo più mettere la mano sul fuoco), ma forse davvero non manca molto.
Così il rapporto umano-robot che ai tempi dei film sopracitati era fantascienza, oggi ha poco di fantasia. Il tema resta lo stesso, ma negli anni evoluziona e cambia il punto di vista. L'avevano trattato i più grandi (Kubrick, Spilberg, Scott) e per tornare a parlarne con originalità serviva un altro grande (Spike Jonze), che ha creato un prodotto intelligente e piacevole, non solo per la storia, che infatti è stata premiata, ma anche per la fotografia, le scenografie, curate negli esterni e negli interni, attentissimo il gioco di colori degli arredi, sempre in tono con gli abiti dei personaggi, altrettanto ben selezionati: ho adorato i colori pastello, caldi e meravigliosi, di questo film e la luce, che sempre creava giochi speciali.
Convincente anche il cast, specialmente Phoenix, dolce e umano; ma anche Amy Adams, nel ruolo di insicura (per la verità questa insicurezza pervade quasi tutti i personaggi umani, compreso Theodore e la sua ex moglie Catherine, al contrario di Samantha, che è quasi priva delle fragilità umane, mentalmente più elevata degli uomini, in quarto artificiale e dunque tendente alla perfezione), ruolo molto diverso da quello che aveva calzato in American Hustle; e naturalmente anche Scarlett Johanson, che, nonostante l'assenza del corpo, e quindi della gestualità, che l'hanno caratterizzata come icona di sensualità, se la cava comunque bene.
Insomma io potrei giurare che è da molto tempo che al cinema non trovavo un film così ben pensato e bello.
Fossi in chi legge, me lo andrei a vedere.


Viaggio nel modo Disney: i film collettivi e la tecnica mista

In questa nuova tappa del viaggio nel mondo della filmografia Disney andiamo a  raccontare i cartoni meno conosciuti e commerciali, quelli che non sono passati alla storia e che i bimbi di oggi non conoscono, quelli che uscirono tra il 1946 e il 1949.
Durante la seconda guerra mondiale non fu possibile lavorare su grandi progetti di lungometraggio: costavano troppo (e Disney già aveva perduto denaro a causa della guerra) e inoltre il personale di Disney era chiamato alle armi o alla produzione di film di propaganda. Fu lo stesso esercito degli Stati Uniti che l'8 dicembre del 1941, il giorno dopo l'attacco a Pearl Harbour, entrò negli Studios Disney a chiedere la collaborazione degli artisti. Così si creavano per lo più cortometraggi e a Disney venne l'idea di creare prodotti di lunghezza più considerevole montando insieme diversi corti nei cosiddetti film collettivi: durante la guerra e poi successivamente ne furono prodotti sei, che uscirono tra il '43 e il '49.
Andrea ha parlato nell'ultimo post dei primi due, Saludos Amigos e I Tre Caballeros, che ricevettero più diffusione e fama degli altri quattro successivi, di cui parlerò oggi.
Il primo di cui vado a occuparmi è Musica, Maestro! che, con Lo scrigno delle sette perle, costituisce l'eredità di Fantasia e la sua versione più popolare. Si tratta infatti di due antologie musicali, meno raffinate e apprezzate, ma con alcuni sfiziosi momenti di pregio.
Musica, Maestro! si articola in dieci episodi sconnessi, neppure uniti dal filo conduttore che la musica classica era per Fantasia. Al contrario, sono canzoni di generi distinti che caratterizzano gli episodi.
Make Mine Music, motivo che accompagna i titoli di testa -e titolo originale- introduce il primo episodio, I Testoni e i Cuticagna, versione montanara di Romeo e Giulietta che suscitò critiche e censura per via delle violente scene, inadatte ai bambini. Successivo episodio è Palude Blue, i cui disegni bellissimi sarebbero già dovuti apparire in Fantasia, ma sulle note di Claire de Lune di Claude Deboussy, che fu invece sostituita dalla canzone dei Ken Darby da cui prende il titolo attuale. Molto magico, molto poco commerciale. Stessa critica vale per Without You (Senza Te) -i disegni di stelle, alberi e finestre appena accennate ricordano lo scenario enigmatico che faceva da fondo all'Ave Maria di Shoubert in Fantasia-, per Two Siluhettes -quelle dei ballerini David Lichine e Tatiana Riabouchinska che danzano col passare delle stagioni in un bel giardino insieme a due cupidi- e per Casey at the Bat, tolto dalla versione italiana poiché la poesia che vi si recita racconta il fallimento di un arrogante giocatore di baseball, sport sconosciuto in Italia nel 1946.
Le vere perle di questo film, però, sono i due cortometraggi che prendono vita grazie al celebre clarinettista Benny Goodman. Il primo è All the Cats Join in. Il titolo fa riferimento ai giovani che nell'America degli anni '40 si ritrovavano per ballare il jazz e il boogie woogie suonati dal juke-box sulle piste da ballo. Divertentissimo grazie alla musica di Goodman, molto originale per i disegni, realizzati "sul momento" da una matita. Da vedere.

 

Il secondo cortometraggio è After You've Gone. Ancora il jazz e ancora disegni simpaticissimi: gli strumenti musicali che si animano e danzano, come la Tromba giocoliere, che poi sfida sul ring un Violoncello e il Tamburo che rincorre gli altri strumenti. Consiglio moltissimo anche questo breve corto. Le dita che ballano sulla tastiera sono davvero un'idea stupenda! Surrealista.


La storia più lunga e corposa di questo film collettivo è Pierino e il Lupo, raccontata sulla composizione di Sergei Prokofiev, in cui ogni personaggio è rappresentato da uno strumento dell'orchestra: il quartetto d'archi Pierino, l'oboe l'anatra Sonia, un flauto alto l'uccellino Sasha, un clarinetto bassissimo Ivan il gatto, il fagotto per il nonno e i timpani per i cacciatori, mentre il lupo dagli occhi assetati di sangue è evocato da trombe e cembali. La voce narrante è di Sterling Holloway, doppiato da Stefano Sibaldi. Questo corto fu poi confezionato in un'altra antologia musicale per l'home video -Pierino e il Lupo appunto- in cui viene accompagnato da Music Land e Symphony Hour. Personalmente trovo l'episodio molto carino.


Altro delizioso -per chi scrive- episodio è la romantica storia del cappello Johnnie, che si innamora di un cappello femmina di nome Alice, con cui condivide la vetrina di una boutique. Venduti separatamente, passeranno di testa in testa per poi ritrovarsi e restare insieme. In Musica, Maestro! questo cortometraggio aveva il nome di Gianni di Feltro e Alice di Paglia, ma è conosciuto anche per la riedizione in Topolino Amore Mio, raccolta di storie d'amore a cartoni animati, col nome de Il cappello innamorato.


Chiude il film una storia molto triste, quella della Balena Ugoladoro (o La balena che voleva cantare all'opera) Willie/Gianni -a seconda delle edizioni-, cacciata da un impresario, a bordo di una barca con arpione, che crede alla diceria che abbia inghiottito un vero cantante dell'opera, anzi tre! (il cantante Nelson Eddy, doppiatore della balena, interpretò tre voci distinte, nella versione italiana riprodotte da Alberto Sordi e Saturno Meletti). Nonostante i tentativi degli uomini dell'equipaggio di fermare il cacciatore, questi finisce con l'uccidere la balena, che però continuerà a cantare in cielo.
Il film vinse il Grand Prix Internacional du dessin animé al Festival di Cannes. Due anni dopo, sulla sua scia nacque Lo scrigno delle Sette Perle, raccolta di sette episodi musicali a cartoni: Once Upon a Wintertime (storia di due fidanzati che litigano sul ghiaccio), Bumble Boogie (molto, molto carina l'avventura del calabrone che cerca di fuggire a "un incubo musicale", sul divertente jazz di Freddy Martin, che lo riprende proprio dal Volo del Calabrone di Rimsky-Korsakov); il dolcissimo Johnny Semedimela (storia del pionere John Chapman); Little Toot (la "perla marina", percorso di redenzione di un avventato giovane rimorchiatore che segna, isieme alla storia del cappello Johnnie e dell'aereoplano Pedro di Saludos Amigos, il passaggio dell'animazione Disney agli oggetti: la magia si estende alla materia inanimata, primo passo che porterà a futuri capolavori come Cars, e prima Toy Story, che dà vita ai giocattoli); Trees, omaggio a un albero, rappresentato attraverso le stagioni.
Le ultime due "perle" sono le più riuscite e carine di tutto il film: ritroviamo Paperino e José Carioca danzare al ritmo della samba suonata dall'organista Ethel Smith in Blame it on the Samba e infine Roy Rogers, Bob Nolan e i Sons of the Pioneers raccontano la storia del cowboy Pecos Bill in una riuscitissima tecnica mista.


Bongo e i tre avventurieri, il quarto in ordine cronologico dei film collettivi (1947),  in realtà fu pensato prima di Musica, Maestro, ma dovette aspettare molto tempo per venire alla luce, passando attraverso vari cambiamenti di disegni e accorpamenti. Nasce, però, come nuova spinta a Topolino, la cui notorietà era stata un po' offuscata dalla nascita di altri personaggi come Pippo e Pluto, che piacevano moltissimo, ma soprattutto Paperino, a mio parere il più simpatico e riuscito di tutti.
Questo film si compone infatti dei due episodi "Bongo" e "Topolino e il Fagiolo Magico" (nato dall'idea di Bill Cottrell e T. Hee, ispiratisi alla fiaba Jack e la Pianta di Fagioli). Il secondo dei due cortometraggi sarebbe dovuto essere inserito -insieme a Il vento tra i salici- nel collettivo Two Faboulus Characters che poi divenne invece Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, l'ultimo dei collettivi (contenente anche La leggenda della valle addormentata) uscito nel 1949.
Dunque questi due film collettivi si contrappongono agli altri due per struttura e contenuto: due soli episodi ciascuno, ma più consistenti, più lunghi; l'assenza della musica come motivo caratterizzante l'intero film, non un nuovo esperimento post-Fantasia, ma solo un pratico assemblaggio di due mediometraggi a fare un film lungo -non che tra gli episodi dei due film collettivi musicali ci fosse una connessione più solida.
  • Bongo - l'orsetto ideato da Sinclair Lewis, star del mondo del circo già raccontato in Pinocchio e Dumbo, per cui era stato pensato anche come il prequel. Sfruttato e triste riesce a fuggire dalla gabbia in cui è tenuto e giunge nella foresta, "the lazy country side" cantato da Dinah Shore, tra animaletti dall'aria simpatica tra cui troviamo anche Chip e Chop. Bongo s'innamora di un'orsetta, suscitando la gelosia di un orso enorme. Fraintendendo la dichiarazione d'amore di lei, che tra gli orsi è sancita da uno sberleffo, si sente traidito. Ma quando comprende l'errore riesce a battere il grande orso e a recuperare la fidanzata.
  • Topolino e il Fagiolo Magico - anzi the legend of happy valley, resa tale dall'arpa cantante, che ogni giorno rallegra la valle stessa cantando "what a merry day", finché non viene rapita dal gigante Willie. Precipitata nella siccità e povertà, la valle ora ospita solo i poveri Topolino (che per l'ultima volta è doppiato da Walt Disney, per eccessivi impegni di questi), Paperino, Pippo, a cui altro non resta che una mucca. Spinti dalla fame decidono di vendere l'animale, ma Topolino, che si era incaricato dell'affare, torna a casa con dei fagioli magici. Arrabbiato e affamato, Paperino li getta via. Nella notte i fagioli, finiti sotto la casa, germogliano e trasportano i tre che dormono sopra le nuvole, fino al castello del gigante. Tra imprevisti e fortuna, i tre eroi riescono a recuperare l'arpa, che riporta la felicità nella valle.
Il film è introdotto dal Grillo Parlante che canta "Fan & Fancy Free", che poi è il titolo originale del film. Le due storie, ciascuna lunga circa 35 min, sono narrate, nel caso di Bongo, dalla voce di Dinah Shore, registrata su un vinile che il Grillo Parlante pone su un giradischi, all'interno di una casa in cui si è introdotto; nel secondo caso da Edgar Bergen, il ventriloquo, e dai suoi pupazzi Charlie McCarthy e Mortimer Snerd, alla festa di compleanno di Luana Patten (la stessa attrice a cui era stata raccontata la settima perla, quella di Pecos Bill, allora accanto al fuoco con il piccolo Bobby Driscoll) in cui si introduce anche il Grillo, che aveva trovato un biglietto d'invito nella casa precedente.
  • Il vento tra i Salici - la storia di Mr. Toad, il folle rospo Taddeo, sempre preso da nuove manie che, nonostante i tentativi dei preoccupati amici (tra cui il topo e il talpino, vestiti da Sherlock Holmes e Watson) di fermarlo, lo mettono nei guai. Segnalo la presenza, tra i cattivi della situazione, delle faine-scagnozzo che saranno al seguito del giudice Morton in Chi ha incastrato Roger Rabbit.
  • La leggenda di Sleepy Hollow - il titolo già rimanda al film del 1999 con protagonista Johnny Depp. La storia, del resto, è proprio quella del cavaliere senza testa creato da Washington Irving. Protagonista Ichabod Crane, maestro calcolatore e superstizioso del paesino di Sleepy Hallow, intento a conquistare la bella e ricca Katrina Van Tassel per sistemarsi a vita. Suo rivale in amore è il giovane e irrequieto Brom, che in più occasioni è battuto da Crane, finché non decide, al ballo a casa Van Tassel, di narrare il racconto del famoso cavaliere senza testa che si aggira per il bosco a mezzanotte per fare nuove vittime. Il povero Ichabod, al ritorno dalla festa, deve percorrere proprio quel bosco e s'imbatte nel fantasma. Tenta una fuga per mettersi in salvo al di là del ponte, ma il giorno successivo di lui non si sa più nulla e si trovano solo, oltre il ponte, il suo cappello e una zucca rotta. Decidere se è stato preso dal fantasma o è scappato altrove, sta al giudizio dell'ascoltatore.


In questo film l'organicazione della storia è data dalla scelta introduttiva dei due racconti: prima la voce di  Basil Rathbone annuncia la storia del più -per lui- simpatico personaggio della letteratura inglese (Taddeo), poi quella di Bing Crosby introduce la storia di Ichabod, tratta dallo scaffale della letteratura americana.


I quattro film collettivi che ho trattato oggi hanno obiettivamente una qualità inferiore ai classici prodotti precedentemente e poi successivamente, per ragioni già spiegate: altro non sono che l'accorpamento di cortometraggi, ideati separatamente, per cercare di far uscire dalla fabbrica Disney prodotti ancora di una certa lunghezza. Tra i quattro, di uno scalino più alto, più piacevoli, sono a mio parere i due collettivi musicali; un poco inferiori e grezzi, anche per i disegni, Bongo e i tre avventurieri e Le avventure di Ichabod e Mr Toad. Nonostante questo minore pregio, rimangono film simpatici e meritano tutti e quattro almeno una visione per scoprire personaggi come Johnnie, Pecos Bill, Bongo, Ichaboad che, anche se non sono passati alla storia, hanno una dignità importante e una propria simpatia unica.

Voglio concludere parlando dei due film a tecnica mista prodotti nel periodo che stiamo trattando: I racconti dello Zio Tom (Song of the South, 1946) e Tanto caro al mio cuore (So Dear to My Heart, 1948). Questi sono i primi due veri film a tecnica mista della storia Disney. Era stato già prodotto Il Drago Riluttante come esperimento metà animazione e metà documentario, ma la vera tecnica mista è sul grande schermo per la prima volta solo con questi due film e con i cortometraggi Pecos Bill e Topolino e il fagiolo magico all'interno dei collettivi di cui abbiamo appena parlato e negli episodi di Saludos Amigos e I tre caballeros, trattati da Andrea.
Negli anni a venire sarebbero stati ancora più famosi Mary Poppins, Pomi d'Ottone e Manici di Scopa, Chi ha incastrato Roger Rabbit, il più riuscito e l'ultimo di questo genere.
Protagonisti di entrambi questi film sono ancora i due attori bambini, Luana Patten e Bobby Driscoll, che nel viaggio di oggi abbiamo incontrato più di una volta.
Nel primo film, i ragazzi incontreranno l'ex schiavo Sam, che racconterà loro tre storie, che noi vediamo sviluppate a cartoni, mentre in Tanto caro al mio cuore l'animazione compare appena, tra le pagine di un quaderno di Jerry, il protagonista della storia che racconta l'amicizia tra un bambino e l'agnellino nero che decide di adottare.