sabato 17 maggio 2014

Viaggio nel mondo Disney: Alice nel Paese delle Meraviglie


Alice nel paese delle meraviglie” è il titolo del 13° classico Disney, nuova tappa del nostro viaggio, uscito nel luglio del 1951.


L’interesse di Walt Disney verso le opere di Lewis Carroll (autore del romanzo originale) risalgono a molto tempo prima: negli anni '20, lontano ancora dalla celebrità, aveva girato un cortometraggio ispirato ai libri di Alice, e negli anni '30 inizia a sognare un lungometraggio realizzato sia con personaggi reali che personaggi animati. L’avanzare di nuovi progetti come Biancaneve e l’enorme sforzo economico e lavorativo previsto per la realizzazione di Alice, in un periodo cupo della storia dell’umanità come la seconda guerra mondiale, convincono Walt a spostare il progetto fino ai primi anni '50, concedendosi nel frattempo un fantastico cortometraggio con protagonista topolino dal titolo “Attraverso lo specchio” liberamente ispirato al libro “ Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” sempre di Carroll.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMZ7CBLRUiJ4f8-QRyrw11XYULfEEE_VZ3o7vUkTtJAGTgJkLoQka_MhlGNdvwMCUZ7TnMhnOR79VPCtfCepMRDfIKL9AwtRncRi3HQBVYZmaSMCbN5aUl5u8yvU3hbH81L7wblHHjg8s/s400/vlcsnap-4648752.jpg

Superate tutte queste difficoltà, Walt riesce finalmente ad arrivare alla stesura della sceneggiatura e alla realizzione di un lungometraggio su Alice, che, per chi scrive, è tra i suoi capolavori assoluti, ancora più folle e visionario del libro.
Il film inizia con la protagonista sdraiata e annoiata, accanto a lei la sorella maggiore la rimprovera mentre sta leggendo ad alta voce un libro di storia, simbolo della severità e materialità del mondo adulto. Ma Alice desidera molto altro e nel frattempo intona a il suo gatto Oreste come sarebbe il suo mondo ideale, dove
"[...] niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe! [...]”
introducendo tutto ciò che poi vedremo durante la storia, una specie di realizzazione di questo suo desiderio.
“[…] che bellezza se sapessi che quel mondo delle meraviglie c'è!
L’inizio di questo viaggio avviene con l’apparizione di un coniglio bianco, chiamato Bianconiglio, con panciotto, gilet e orologio da taschino, che per l’autore rappresenta l'alter ego anziano di Alice, un adulto fortemente ossessionato dal tempo, in estremo ritardo, ma che attira l’attenzione e la curiosità di Alice, spingendola a introdursi in una tana, cadendo nel vuoto e iniziando il suo folle viaggio.
http://www.lettera43.it/upload/images/10_2013/l43-simbolismo-sessuale-cartini-131017141130_big.jpg
Una volta terminata la caduta, Alice si trova a volare a testa in giù, simbolo del passaggio da un mondo reale a un mondo capovolto, e vede il Bianconiglio allontanarsi dietro una porta piccolissima. La porta è il vero ingresso al Paese delle Meraviglie e la sua dimensione indica come solo i bambini o gli adulti che riescono a sognare come loro possano passare.
Su suggerimento della Serratura Parlante della porta, Alice mangia e beve prodotti misteriosi, cambiando più volte dimensione, fino a quella adatta ad attraversare la porta, varcata la quale ci aspetta la prima tra le tante, folli, divertenti scene: Alice incontra il Capitan Libeccio, un dodo parlante intento a dirigere una “maratonda” di altre creature marine. Nel libro originale si tratta della satira dei congressi politici dei partiti inglesi; anche pensando alla scena Disney ci tornano in mente situazioni sempre attuali, in cui uomini di potere sono innalzati su un trono accanto al fuoco e il popolo lavoratore continua a correre senza concludere nulla, grazie alle errate indicazioni dei potenti, ritratto di una realtà in cui “non c’è mai nessuno che stia avanti o che stia indietro”, ma c'è invece chi è già sopra di noi e fuori da questo pazzo giro.


Inseguendo nuovamente il Bianconiglio, Alice entra in un bosco dove incontra due gemelli, Pinco Panco e Panco Pinco, che raccontano ad Alice una storia adatta alla sua curiosità per il coniglio bianco, la storia delle ostrichette curiose. Recitato in rima, il racconto vede protagonisti un tricheco e un carpentiere, su una spiaggia. Il tricheco, suonando il bastone come un flauto, attira fuori dall’acqua le ostrichette per fare tutti insieme colazione, nonostante queste, precedentemente, fossero state avvisate di non accettare inviti dagli sconosciuti e di non dare troppa fiducia al prossimo, che come conseguenza porta sempre e solo guai (tema molto caro a Walt, presente in quasi tutte le sue opere).
http://spf.fotolog.com/photo/15/37/64/dadobass/1228222074527_f.jpg L'interpretazione "politica" della situazione invita a diffidare da certe promesse di gente dalle belle parole, tra cui il tricheco rappresenta il capitalista e il carpentiere il ceto medio, a cui restano, tra l'altro, solamente le briciole (altro tema caro a Walt). Le ostrichette verrano infatti divorate tutte dal tricheco, suscitando la rabbia del carpentiere. La mini-storia, molto macabra e in realtà inadatta ai bambini, come del resto tutto Alice e le opere Disney in generale, simboleggia dunque l’avidità, che da sempre ci contraddistingue purtroppo, a discapito della condivisione.
Dopo questo intermezzo, Alice riprende la ricerca del Bianconiglio, fino a giungere alla casa di questo. All’interno mangia un biscotto, cedendo nuovamente alla tentazione e alla curiosità, e come punizione si ritrova gigantesca e bloccata dentro la casa. Il Bianconiglio e il Capitan Libeccio, passato casualmente, la ritengono un mostro e costringono la lucertola spazzacamino Biagio a farla uscire passando per il camino. Fallito questo tentativo, nasce l’idea di bruciare la casa, ma Alice riesce a fuggire mangiando una carota dall’orto del coniglio e diventando piccola come un insetto.
La scena successiva è tra le più inquietanti del cartone e della filmografia Disney: Alice incontra dei fiori parlanti, magnificamente umanizzati, che prima la trattano con rispetto, cantando insieme una soave canzone, poi si rivelano ipocrite e crudeli e la scacciano accusandola di essere una comune e insignificante erbaccia, portando un altra metafora della differenza di trattamento tra classi sociali, dove l’alto borghese maltratta la classe più povera, dimostrando la bontà solo in apparenza.

http://i0.wp.com/i7.photobucket.com/albums/y284/Gommik/bscap0056.jpg?fit=1000%2C1000
 L’incontro successivo è con un altro fantastico personaggio, tra i più carismatici e famosi dell’intera opera, il Brucaliffo, intento a cantare, fumare e creare nuvole di fumo della forma delle lettere da lui pronunciate. Quest’ultimo si pone in tono altezzoso e presuntuoso verso Alice (nel libro è una chiara critica dell’insegnante del periodo ottocentesco), non permette ad Alice di fare domande, non la lascia esprimere e si rivela alla fine anche permaloso su un discorso banale come quello dell’altezza. Dopo la sua trasformazione in farfalla, dà comunque un suggerimento ad Alice, parlandole del fungo, del quale “...un lato ti fare diventare più grande e l’altro lato ti fare diventare più piccola...”

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfS_As6UOctemwXajdd3fJgUdTDbUpYHVNBkuSyHAeIA12m_TDqYI0C_2jNq5IkNTkSQ853EOcRBbVUnbtRqQH-KSSWeIAygHFhjXQMB2lMB1df_WLcVcLoxCkkXD9NWF5mQz1m4GSvtU/s758/Brucaliffo2%255B1%255D.jpg

Da sottolineare come nella versione italiana si sia realizzato uno splendido doppiaggio e un magnifico adattamento, riuscendo a mantenere difficili giochi di parole o creandone di nuovi. La scena sopra citata ne offre un esempio: la parola “incognita”, pronunciata dal Brucaliffo e intesa in campo matematico, viene inventata per dare un senso alla Y fuoriuscita dalla sua bocca, mentre nella versione originale diceva “why”, di cui Y è l’abbreviazione.
Una volta tornata, grazie al fungo, alla sua normale dimensione, Alice incontra lo Stregatto, ennesimo folle e indimenticabile personaggio, dall’enorme carisma e con un sorriso entrato nella storia del cinema, che fa apparire e scomparire parti del corpo, in alternanza e a suo piacimento, e che indica ad Alice la sua prossima tappa:
“...Se io cercassi il Bianconiglio, lo chiederei al Cappellaio Matto oppure al Leprotto Bisestile..."

Entrata in una casa con giardino, Alice vi scorge un enorme tavolo, con una quantità infinita di tazze, e seduti capotavola ci sono il Cappellaio Matto e il Leprotto Bisestile, altri fantastici personaggi, protagonisti della mia personale scena preferita, forse la più divertente di tutto il film. L’inno che accompagna la delirante scena è il festeggiamento del “non-compleanno”
“Noi tutti abbiamo un compleanno ogni anno....Ed uno solo all'anno ahimè ce n’è...Ma ci son 364 non compleanni, e questi preferiamo festeggiar!”
La scena è divertentissima, risulta quasi indescrivibile; ad Alice viene ripetutamente proposto di bere una tazza di tè, ma causa un continuo cambio di posto non vi riesce mai. I giochi verbali non-sense si succedono a raffica. Di -personalissimo- culto è la battuta del Cappellaio Matto che chiede al Leprotto se vuole del tè, e questo gli risponde “soltanto mezza tazza”, tagliandola verticalmente a metà con un coltello! Genio puro.
Fantastica anche la scena del Cappellaio che cerca di aggiustare l’orologio del Bianconiglio, usando una saliera come lente d’ingrandimento e inserendo al suo interno in sequenza burro, tè, due cucchiaini di zucchero (ma nell’orologio vengono inseriti solo i cucchiaini), marmellata e limone provocando l’esplosione dell’orologio.
Anche in questa scena va sottolineata la cura del doppiaggio, davvero notevole: ad esempio, quando Alice bisbiglia all’orecchio del Cappellaio la parola gatto (in inglese C-A-T da cui l’assonanza T-E e il successivo ingresso del Leprotto Bisestile con in mano una tazza piena), tradotta con O-RE-STE, inventando il nome del gatto per mantenere il gioco di parole finale (S)T-E e mantenere credibile la scena.
Tutta questa parte è, comunque, anche una spietata critica a tutte quelle tradizioni, quei luoghi comuni che ci accompagnano e ci “costringono” ad effettuare determinate azioni in determinati giorni o momenti, come appunto il compleanno o il tè delle 5, mentre nel romanzo d’origine queste figure sono anche una forte critica all’aristocrazia inglese.
L’apice di questo intermezzo rimane comunque la canzone, il “Buon Non-Compleanno”, geniale, indimenticabile, canticchiata da chiunque almeno una volta nella vita.


Subito dopo, Alice decide di interrompere la sua ricerca del Bianconiglio e di tornare a casa, seguendo un sentiero che viene però cancellato, trovandosi così sola nel bosco in lacrime, circondata da curiosi e fantasiosi animali come uccelli a forma di gabbia, di fisarmonica e di matite, fino al ritorno della Stregatto. Alice gli dice di non riuscire a trovare la sua strada e il Gatto le fa notare come tutte le strade siano della regina e le mostra un passaggio segreto che porta direttamente al palazzo della Regina di Cuori.
Al suo ingresso, Alice trova un giardino di rose rosse, con una piccola parte di rose bianche, dovute a un errore fatto da tre carte da gioco, sudditi schiavi della regine, che tentano di rimediare al misfatto, pitturandole, prima dell'arrivo della sovrana, temendone l’ira. In questo momento ricompare il Bianconiglio, svelandoci il motivo del suo ritardo, annunciando la Regina di Cuori, altro fantastico e inquietante personaggio: una enorme signora, regina del regno, arrogante e crudele, di cui è vittima persino il re, rappresentato infatti metaforicamente suo opposto, piccolo di statura e corporatura e pauroso di carattere. Nel libro è un chiaro riferimento critico alla regina Vittoria, rappresentandola in tono estremamente crudele. Ogni cosa deve essere predisposta secondo il suo volere, anche situazioni banali come una partita a croquet (presa in giro di un uso comune dell’epoca), in cui tutti i sudditi-carte cercano unicamente di farla vince, o come le rose rosse, già citate. Altra rappresentazione del suo potere sono i suoi sudditi, rappresentati come carte, come se fossero catalogati in numeri e simboli di nessuna importanza. Per chi non ubbidisce al suo volere, insindacabile, è prevista un’unica pena, entrata anch’essa nella storia del cinema, urlata con viso paonazzo: “Tagliategli la testa!”

http://www.filmforlife.org/wp-content/uploads/2014/04/regina-di-cuori-di-alice-nel-paese-delle-meraviglie.jpg


Durante la partita di croquet, l’intervento dello Stregatto mette la regina in totale imbarazzo di fronte ai suoi sudditi e le colpe ricadono su Alice, che è costretta a subire un processo, uno degli apici della storia.
In una specie di riepilogo, con la solita follia, ricompaiono molti personaggi incontrati precedentemente da Alice: giurati completamenti disinteressati e testimoni pazzi e inutili. Alice è imputata innocente, il cui destino, però, è già scritto ancor prima di iniziare: “esecuzione prima, sentenza poi", ferocia critica verso la giustizia.
Durante il processo, grazie ai pezzi di fungo consigliati dal Brucaliffo, Alice cambia dimensioni due volte: la prima volta diventa enorme e sfoga tutta la sua rabbia contro la regina, che per la prima volta si sente dire la verità, simboleggiando la maturità di Alice, poi purtroppo ritorna di statura normale ed è costretta a subire nuovamente l’ira della regina, che le scaglia contro tutti i suoi sudditi e tutti i personaggi precedentemente incontrati, costringendo Alice alla fuga, nell’ennesima scena folle, inquietante e completamente inadatta alla visione da parte di un bambino.


L’ultima scena vede Alice, nuovamente sveglia, scoprire che era tutto un sogno, ritornare alla vita reale e alla classica bevuta del tè pomeridiano, coronamento di un percorso di formazione e maturazione, altro tema tipico dei cartoni Disney, in cui il risveglio è metafora della conclusione del viaggio. Il mondo è nuovamente lo stesso di inizio film, è Alice ad esser cambiata e maturata

Il film alla sua uscita ricevette molte critiche, mentre, per chi scrive, è tra le vette della filmografia: un cartone divertentissimo, folle, pieno di personaggi estremamente carismatici e battute entrate nell’immaginario collettivo e zeppo di significati, più o meno nascosti, disegnato inoltre magistralmente.
Come quasi sempre in casa Disney, inadatto ad un pubblico bambino e, se possibile, ancora più folle del libro d’origine, di cui sicuramente è la miglior trasposizione, nettamente superiore all’invece mediocre remake di Burton, che perde ogni confronto sotto ogni punto di vista: pazzia, simpatia, genialità, carisma, qualità che invece non mancano alla versione Disney, inarrivabile.

Andrea

Nessun commento:

Posta un commento