lunedì 16 giugno 2014

Viaggio nel Mondo Disney: Le Avventure di Peter Pan

“Le avventure di Peter Pan” è il titolo del 14° classico Disney uscito nel febbraio del 1953.


Il protagonista di questa avventura è un bambino che si rifiuta di crescere e che trascorre un'infinita e avventurosa infanzia sull’Isola Che Non C’è, la storia perfetta quindi per un eterno bambino e sognatore come Walt Disney, e desiderio forse di tutti noi, perché nessun uomo vorrebbe esser grande mai.
Il cartone, un misto tra musical, comico e avventura, è ambientato a Londra dove due bambini, Gianni e Michele, giocano a Peter Pan e Capitan Uncino, due personaggi usciti da uno dei racconti della sorella maggiore, Wendy. Questo giocare provoca ritardi nei preparativi dei genitori, che devono uscire per una festa, e soprattutto l’ira del padre, stufo dei racconti che Wendy fa ai fratellini, al contrario della madre, che sostiene i ragazzi nelle loro storie e nella loro fantasia. Agenore (questo il nome del padre) accusa Wendy di esser diventata troppo grande per dormire ancora nella stanza dei bambini e le impone di smetterla di raccontargli “frottole”, sostenendo che Peter Pan non esista.

“Non ti avevo ordinato di non raccontare più frottole ai tuoi fratelli?”
“ Frottole?!”
“ Frottolissime. Capitan Mancino. Prete Pane.”
“ Peter Pan, papà.”
“ Pan... o Pane... è la stessa cosa.”

Ma Wendy è convintissima che Peter esista, perché secondo lei è già stato li e ha smarrito la sua ombra, che ora è richiusa in un cassetto, ed è convita anche che lui quella notte tornerà a riprendersela.
Ai bambini non sarà neppure concessa la presenza di Nala, simpaticissimo cane vestito e con modi di fare da domestica, con Michele il personaggio più tenero e simpatico della primissima parte del film.


Come previsto da Wendy durante la notte magicamente appare Peter Pan insieme all’amica fidata Trilli, una piccola fata, alla ricerca della sua ombra smarrita. Finalmente avviene l’incontro con uno dei personaggi protagonista dei racconti di Wendy, Peter Pan.
Peter scopre che Agenore vuole spingere i ragazzi a crescere, ad affrontare le responsabilità e smettere di sognare ad occhi aperti e ovviamente ne risulta scioccato, essendo contro la sua personalità di eterno bambino, e su richiesta dei ragazzi decide di farli fuggire e insegna loro a volare. Come? Molto semplice, bisogna sognare! Perché come dice Peter (non è difficile immaginare Walt Disney in persona dire la stessa cosa) “Solo chi sogna può volare!”.
Con l’aggiunta di un po’ di magia, rappresentata dalla polvere magica di Trilli, (sogno e magia, un vero e proprio motto Disney) i ragazzi riescono finalmente a volare nella scena più bella di tutto il film e tra le più famose della filmografia: una sequenza di volo dei ragazzi e Peter attraverso il panorama della Londra di inizio '900, dalle lancette del Big Ben fino al London Bridge, con in sottofondo la splendida canzone “Vola e va”, la più bella ed emozionante del cartone e sicuramente tra le prime della discografia Disney, che conferisce al sogno, all’ottimismo e alla convinzione dei propri obiettivi una speranza, perché se ci credi veramente tutto è possibile, anche volare.
“..a cose belle pensar/ dà le ali per volar/ nell’amore credi ancor/ sui suoi raggi puoi viaggiar/ nel cielo scivolar/ puoi volar puoi volar puoi volar..”


L’arrivo all’Isola Che Non C’è, abitata da pirati, eterni bambini, indiani e sirene, e il percorso è il più famoso e il più citato in assoluto, “seconda stella poi si volta e via sempre dritti”. (Solo per fare un esempio, ispirazione per la celebre canzone di Bennato, L'isola che non c'è).
Sull’isola troviamo il secondo personaggio protagoniste delle storie di Wendy, Capitan Uncino.
Presentato su una nave al largo dell’isola insieme al suo assistente Spugna, è chiamato cosi perché indossa un uncino di ferro al posto della mano destra, che fu tagliata da Peter Pan e gettata in acqua, dove fu poi divorata da un coccodrillo, che ora insegue perennemente Uncino in attesa di mangiare il resto del suo corpo. Per questo motivo Uncino pensa unicamente a come vendicarsi su Peter Pan.
All’inizio Uncino prova ad incastrare Peter Pan prendendo in ostaggio Giglio Tigrato, figlia del capo della tribù indiana presente sull’isola, tentando di convincerla a rivelare la posizione del nascondiglio segreto di Peter.
Vengono introdotti i bambini sperduti, degli eterni bambini che passano le giornate sull’isola a giocare e vivere fantastiche avventure con Peter, e a cui Wendy farà da "madre", raccontando anche a loro le sue storie.
I bambini, accompagnati da Gianni e Michele, vagano per l’isola alla ricerca degli indiani, ma vengono catturati da questi ultimi, che li credono i responsabili della scomparsa di Giglio Tigrato.
Nel frattempo Peter e Wendy stanno visitando la baia delle sirene e scorgono Giglio Tigrato legata e Uncino che la sorveglia, scoprendo il suo piano. L’intervento del protagonista che imita la voce di Uncino induce Spugna a liberare l’ostaggio e a salvare la situazione.
Nel frattempo la gelosia di Trilli (personaggio caratterizzato splendidamente) nei confronti di Wendy la induce a escogitare un trucco per ottenere la sua morte. Scoperto questo tradimento, Peter la bandisce dal suo nascondiglio e dalla sua famiglia. Arrivata da Capitan Uncino, spinta dalla rabbia verso Peter e Wendy e tratta in inganno dalle parole del capitano che alimentano la sua ira, rivela a Uncino la posizione del nascondiglio di Peter, dopo un giuramento del capitano di non fare del male a Peter. Ma una volta scoperto il nascondiglio, Uncino tradisce il giuramento e rinchiude Trilli in una lanterna. Insieme ai suoi pirati cattura i bambini sperduti, Gianni, Michele e Wendy e lasciano una bomba per uccidere Peter, ma per fortuna l’intervento di Trilli, che nel frattempo era riuscita a scappare, salva la situazione. A sua volta Peter salva Trilli dalle macerie, provocate dallo scoppio della bomba, e insieme decidono di affrontare Uncino e i suoi pirati per poter salvare i bambini sperduti, il cui destino ora è in fondo al mare. Peter affronta direttamente Uncino mentre i bambini impegnano l’equipaggio e, dopo un bellissimo duello, Uncino viene sconfitto ed è costretto a scappare, inseguito dal coccodrillo che non l’aveva lasciato in pace per tutto il film.


Wendy e i suoi fratellini sentono nostalgia di casa. Peter con l’aiuto della polvere di Trilli, fa volare la nave di Uncino e la conduce fino a Londra, dove i ragazzi potranno tornare nella propria casa.
Il cartone fu un successo commerciale, diventando anche il film di maggior incasso del 1953; successo meritato essendo uno splendido romanzo d’avventura, molto coinvolgente, divertente, ottimamente disegnato e con splendide canzoni, in cui è molto facile identificarsi. Presenta inoltre atmosfere suggestive e sognanti, con ingredienti cari ai giochi e ai sogni di tutti, bambini e adulti, dal volare agli scontri con gli indiani e i pirati, agli incontri con le sirene, all’isola sperduta.
Anni dopo, nel 2002, si cercò di replicare il successo con il sequel "Ritorno all'Isola Che Non C'è". Co-protagonista di Peter stavolta è la figlia di Wendy, ormai moglie e madre. Cresciuta in una realtà triste, la seconda guerra mondiale, a differenza della madre, Jane non crede alla favole che quella le racconta, ma sperimenterà ugualmente la magia dell'Isola Che Non C'è e il fascino di Peter Pan, guadagnando alla fine del film la dimensione del sogno e dell'incanto.
Un’eccezione di questo cartone è l’antipatia del protagonista, dato che il suo comportamento virato sul rifiuto di ogni responsabilità, sul volere unicamente giocare, con un egoismo e dei capricci tipici del bambino viziato, lo rendono piuttosto negativo e sono l’opposto della simpatia con cui viene raffigurato l’antagonista Uncino, i cui siparietti con il fidato Spugna sono la parte più divertente del cartone.


Altra personaggio molto divertente e splendidamente disegnato e caratterizzato è Trilli, che riscosse un successo tale da garantirle una serie di mediometraggi per l'home video a lei dedicati interamente. Nel cartone, come nel libro, non parla, ma presenta una fantastica mimica. Presenta un carattere molto alterno, vanitoso; durante la storia passa da un forte odio a rischiare la morte per salvare gli altri. Ma per come rappresentata, anche se è un sentimento negativo, la sua gelosia nei confronti di Wendy non può non provocare simpatia nei confronti dello spettatore.


Ma come tutte le storie scelte da Disney, la vicenda di Peter è solo apparentemente un tema per bambini; in realtà presenta molti significati e sfaccettature da adulti; rispetto al passato mancano solo scene fortemente paurose. Tutta la storia, come il romanzo di partenza, propone messaggi molto chiari sulla crescita, sul tempo che scorre o sul prendere le proprio responsabilità.
Abbiamo il tema, molto caro a Walt, della famiglia come nucleo indispensabile della nostra società: non a caso i ragazzi a fine film, nonostante le incomprensioni con i genitori della prima scena e la possibilità di rimanere in un regno pieno di avventure dove il tempo non scorre, sentono nostalgia di casa e preferiscono tornarci per riabbracciare i loro genitori; non a caso Peter tutte le notti si fermava fuori dalla camera di Wendy a sentire le sue storie, e vuole che faccia lo stesso per i bambini perduti, perché anche lui nel suo profondo sente la mancanza dell’affetto di una mamma accanto a sé, tema forse molto più attuale oggi di quando è uscito il film, con strumenti come pc, videogiochi, tv ecc che allontano il vero rapporto di gioco e di complicità che invece dovrebbe accompagnare genitore e fanciullo durante la sua crescita.
Vi è il tema, già citato, di non abbandonare mai i propri sogni e la convinzione che con i propri mezzi ci può permettere ottenere qualunque risultato, come già detto, perfino volare.
Abbiamo il classico percorso di formazione dei ragazzi, soprattutto il personaggio di Wendy, che vede avvicinarsi a se il mondo degli adulti e delle responsabilità, rappresentato metaforicamente dall’ira del padre e dall’ultima notte che dovrà passare nella stanza con i suoi fratelli. Proprio durante questa notte, attraverso Peter, fugge da quest’incombenza in un mondo senza regole e responsabilità, pieno di avventure, praticamente un sogno, per poi risvegliarsi a fine film (come succede ad Alice nel classico precedente) e tornare nella realtà, maturata e in parte cambiata. E torna a casa anziché rimanere sull’isola perché la crescita e la maturità sono inevitabili.
Un altro simbolo del tempo che scorre e che ci insegue è rappresentato dalla figura del coccodrillo, che avendo ingoiato un orologio, viene sempre introdotto in scena da un ticchettio e, in maniera geniale e metaforica, raffigura il tempo che passa e che insegue tutti noi, e nel cartone insegue Uncino in divertentissime scene.


Ma il tema principale di tutta la storia è l’importanza di conservare una piccola parte di spensieratezza, mantenere dentro di noi una piccola parte del bambino che è stato anche nel momento inevitabile della crescita. Quello che impara Wendy alla fine di questo suo percorso e quello che deve rappresentare Peter Pan come lato positivo del suo personaggio. L’eterno fanciullo legato all’aspetto fisico è solo una metafora per rappresentare come ognuno di noi, a prescindere dall’età, debba mantenere una giovinezza interiore, un desiderio di gioia e di gioco, una spontaneità e una creatività nell’affrontare la vita.
E il miracolo avviene anche nel personaggio che all’inizio era l’ostacolo e l’opposto di tutto questo e lo splendido, poetico e commovente lieto fine (a mio parere forse il più bel finale disney) gli e ci ricorda proprio questo e avviene negli occhi di Agenore, che nel cielo riconosce una nuvola a forma di galeone, che ha visto tanto tempo fa, quando era bambino….






Andrea

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. sempre la solita panzana che scrivete: le responsabilità inevitabili, mantenere una piccola parte infantile, e poi Peter Pan antipatico perchè pensa solo a divertirsi? non è antipatico per niente, è giusto pensare solo a divertirsi, i veri antipatici siete voi che crescete e studiate o lavorate, le responsabilità uccidono, sono la vera colpa della depressione, perciò è meglio rimanere totalmente bambini, no un poco, e rifiutare tutte le responsabilità. Tu dici così perchè sei la solita intellettuale del cavolo, e sei dalla parte di Wendy! Quella è una scema, mille volte meglio Trilli e perciò prendere esempio da Peter Pan: bambini per sempre e rifiutare tutte le responsabilità e non permetterle ne ora ne mai.

    RispondiElimina