lunedì 24 febbraio 2014

Viaggio nel mondo Disney: Pinocchio

Pinocchio: il secondo mattone dell’impero Disney. Siamo alla fine degli anni 30 e Walt dopo l’enorme successo di Biancaneve vuole lavorare su una nuova opera e per questo viene direttamente da noi, in Italia, e sceglie il libro di Collodi “Le avventure di Pinocchio”.



La storia la conosciamo tutti (dato anche il luogo d’origine dell’opera, la terra Toscana dell'autore) e quindi possiamo riassumerla brevemente: tratta del falegname Geppetto, che costruisce un burattino di nome Pinocchio, che prende vita grazie alla Fata Turchina. Affiancato dal Grillo Parlante, dopo mille disavventure, verrà trasformato in un bambino vero.
Il film all’inizio non fu un successo, con incassi al di sotto delle aspettative dello studio, forse perché uscito durante la seconda guerra mondiale. Col tempo arriveranno sia i guadagni che la fama, tanto che oggi è entrato nell’immaginario collettivo ed è considerato tra i film animati più belli sia di Walt che della storia cinematografica.
Tanti i significati di questa storia, tanti i personaggi (soprattutto i comprimari) o le scene entrate nelle leggenda, ma tanti anche i cambiamenti rispetto al libro originale.
Un introduzione positiva risiede nei personaggi di Figaro e Cleo, il gatto e il pesce rosso di Geppetto. Assenti nel libro, simpaticissimi e tenerissimi (con Cleo innamorata e non ricambiata da Figaro) tanto da meritarsi successivamente dei cortometraggi da protagonisti, e la casa di Geppetto, dove questi protagonisti vengono presentati, piena zeppa di orologi e giocattoli (notare anche un piccolo elefante che altri non è che Dumbo!):  è una gioia per gli occhi.
Un altro personaggio presentato a inizio film e forse quello più riuscito è il Grillo Parlante, anche lui simpatico e tenerissimo, per esempio quando arrosisce di fronte alla bellezza della fata. Rispetto al libro viene inserito come narratore della storia ed è incaricato dalla fata turchina a “coscienza” di Pinocchio, per cercare di aiutarlo a prendere le scelte giuste nella vita.



Altri personaggi modificati, ma lo stesso riuscitissimi, sono il Gatto e la Volpe. Nel libro sono i veri cattivi, nel cartone hanno più la funzione di intermediari tra Pinocchio e il vero male, diventano quindi le tentazioni della vita a cui Pinocchio, ingenuo bambino, non riesce a resistere (tema che era presente anche in Biancaneve), soprattutto nella figura della Volpe, che grazie alla parlantina affascinante riesce sempre a trarre in inganno Pinocchio (oggi ci tornano in mente certe “promesse” per gli elettori). Ma rispetto al libro fungono anche da personaggi comici, specialmente il Gatto, con la sua comicità fisica e buffa. Sono comunque oramai entrati nell’immaginario collettivo come i classici imbroglioni, omaggiati anche da Bennato in una splendida canzone



I veri cattivi nel film sono Mangiafuoco, completamente trasformato rispetto al libro, dove invece è un personaggio positivo, e il gestore del paese dei balocchi, luogo apoteosi di tutte le tentazioni e di tutti i vizi.

- “Conosci il Paese dei Balocchi?” 
- “No, è la prima volta che ci vado!” 
- “Anch'io! Ma so che è proprio un bel posto! Niente scuola, né maestri, è una pacchia, non si studia mai e nessuno ti scoccia"
Insomma: un mondo senza cultura, senza regole, metafora di una vita all'insegna dell’ignoranza e del menefreghismo, uno stile di vita sbagliato che infatti porterà Lucignolo, un ragazzo conosciuto da Pinocchio durante il viaggio verso questo luogo, a trasformarsi in asino, simbolo dell’ignoranza, nella scena più spaventosa del film e forse di tutta la filmografia Disney. La trasformazione fisica, la perdita di tutto ciò che è umano e l’urlo disperato rivolto alla propria mamma deve aver traumatizzato non pochi bambini, tra cui il sottoscritto.



Altro momento molto spaventoso è quella che vede protagonista la Balena, che prima inghiotte Pinocchio, poi cerca di inseguire, in una scena terribilmente ansiosa, il burattino e Geppetto, ritrovato proprio nella pancia dell'animale. Come Biancaneve, dunque, il cartone rimane spaventoso e paradossalmente non adatto ai bambini.


Ma comunque il personaggio che subisce una maggior trasformazione è proprio il protagonista Pinocchio, che nel libro ha un comportamento testardo, ribelle, disinteressato verso gli altri, mentre nel film è allegro ed ingenuo. Rimane la caratteristica fondamentale il suo naso, che si allunga quando pronuncia una bugia, simbolo di come una bugia non si possa nascondere, perché verrà facilmente riconosciuta e comporterà sicuramente guai: una feroce critica verso la menzogna e un invito a essere sempre onesti e sinceri verso gli altri

“Vedi Pinocchio vi sono due specie di bugie, alcune hanno le gambe corte, altre il naso lungo”
Ma tutto il film è un percorso di formazione, con ben identificato il bene e il male, e dove vengono marcati tutti i comportamenti negativi quali le bugie, il cedere di fronte alle tentazioni, alle scappatoie rispetto alle responsabilità (il non presentarsi a scuola), scegliere le strade all’apparenza più semplici e che richiedono meno sacrificio ma che alla fine non premiano, non ascoltare i consigli delle persone a noi vicine. Alla fine di questo percorso Pinocchio, cambiato, diventerà un bambino vero.



In tutto questo percorso, rispetto al libro vengono tolti molti episodi, i più macabri, come la morte della Fata Turchina e di Lucignolo, l’arresto di Pinocchio, la sua totale trasformazione in asino e la sua impiccagione, la morte del Grillo Parlante, la povertà di Geppetto e altri episodi ancora, per rendere la storia accessibile anche a un pubblico più piccolo d’età, a cui invece non è rivolto il testo originale, opera molto oscura. A sostituire questi eventi abbiamo delle splendide canzoni, come già in Biancaneve e come in praticamente tutti i classici Disney, un marchio di fabbrica.
Da ricordare in questo caso sono la dolcissima “Una stella cade” vincitrice dell’Oscar (il film ne vincerà anche un secondo per la colonna sonora) e cantata successivamente da Paperino nel cortometraggio Il Dilemma di Paperina, “Hi Diddledidì” intonata dalla Volpe per le strade del paese e “Mai Mi Legherai” cantata da Pinocchio al teatro dei burattini di Mangiafuoco, dove subito dopo vengono mostrati i lati negativi del successo, inteso come sfruttamento, dove il denaro guadagnato è unicamente destinato a Mangiafuoco e con Pinocchio schiavo, sfruttato fino a quando poi, inutile, verrà bruciato e dimenticato (forse una forte critica verso il mondo dello spettacolo).
Pinocchio è in conclusione un'opera che si stacca molto dal testo originale, ma raggiunge lo stesso un altissimo livello, nei disegni, nella comicità, nei messaggi e resta tra le migliori trasposizioni di una storia, ripresa anche da molti altri, ultimo Enzo D’Alò, prima ancora Comencini con un bellissimo sceneggiato, Benigni con risultati deludenti (escluso lo splendido finale) o Bennato con un grande album; nel paesino di Collodi (PT), dove nacque Carlo Lorenzetti e da cui l'autore prese appunto lo pseudonimo, fu allestito anche, in seguito a un concorso degli anni '50 per la realizzazione di un monumento a Pinocchio, un parco a tema, che era popolare uno o due decenni fa ma che è attualmente in scarso stato di conservazione; personalmente è di culto la storia a fumetti raccontata su Topolino nei primi anni '90, dove Qui, Quo e Quo rivivono la storia di Pinocchio: una vera chicca.

Andrea

Nessun commento:

Posta un commento