domenica 2 febbraio 2014

Addio, mostro del cinema

A soli 47 anni ci lascia oggi uno dei più grandi trasformisti del cinema del nostro tempo: Philip Seymour Hoffman.
L'attore è stato rinvenuto nel suo appartamento di New York nella mattinata, pare con ancora addosso ago e laccio emostatico: overdose da eroina, nell'abuso dell quale era ricaduto negli ultimi tempi dopo 23 anni di astinenza. Il modo peggiore di lasciarci.

Meglio non ricordarlo così, dunque, ma per il suo talento nei film che ci ha regalato negli anni.
Si appassionò alla recitazione da ragazzo, studiandola a New York e debuttò nel cinema negli anni '90, iniziando quasi subito a comparire in pellicole di spessore come Scent of a Woman e qualche anno dopo Il Grande Lebowsky, Patch Adams, Il Talento di Mr Repley, Ritorno a Could Mountain.
L'opera che lo consacrò come grande interprete, però, consegnandolo a una più larga fama, fu  naturalmente, Truman Capote. Nei panni dello scrittore statunitense, Seymour Hoffman vinse il premio Oscar nel 2005, ma agli Academy Awards fu candidato altre tre volte come non protagonista: Il Dubbio, La guerra di Charlie Wilson, The Master. Moltre altre nomination gli arrivarono ai Sag Awards, ai Golden Globes, ai Tony Awards per il teatro.
Le ultime apparizioni le abbiamo in Una fragile armonia, commedia un po' d'élite, snobbata dalle grandi sale cinematografiche, ma molto godibile, in cui affianca Christopher Walken; l'ultimo Hunger Games; La Spada nella Doccia.
Ultimamente si era anche cimentato alla regia con Jack Goes Boating e in progetto c'era un nuovo film in cui doveva dirigere Amy Adams e Jack Gyllenhaal, Ezekiel Moss.
Ecco, così amiamo ricordarno, mentre interpreta il ruolo che lo portò al successo:



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