Il film di George Miller Mad Max: Fury
Road riprende la serie cult lanciata da Mel Gibson negli anni '80
sulle avventure di Max Rockatansky e del suo Interceptor e diventa un
piccolo capolavoro del suo genere.
Premetto che questo non è il mio
genere e che mi sono forzata a vederlo spinta dalla curiosità di
scoprire l'origine delle tantissime nomination (e le vittorie) a
tutti i premi di quest'anno. E devo ammettere che sono rimasta
piacevolmente sorpresa.
Mad Max parte malissimo in principio,
con un'ambientazione e una scena d'apertura che farebbero presagire
l'inizio del peggiore dei B-movie, tranne che per un significativo
dettaglio: una fotografia mozzafiato, che insieme alla scenografia
conferiscono all'ambientazione del film un livello molto superiore
rispetto a qualsiasi film di serie B.
La trama, oltretutto, va detto subito
che è iconsitente, per non dire assente. Si regge esclusivamente sul
McGuffin del "luogo verde", a cui sono dirette, guidate
nella loro fuga dall'Imperatrice Furiosa (Charlize Theron), le donne
dell'harem del tiranno, Immortal Joe, che governa una terra desertica
di gente assetata e affamata e che è a capo di alcuni malaticci
Figli della Guerra che cercano di morire in modi ammirevoli per
servire il loro signore.
La cosa straordinaria è che a questa
fuga, con inseguimenti e sparatorie spettacolari al sapore di
adrenalina, non occorre altro per funzionare.
In tutto questo il pazzo Max ci rientra
per sbaglio, imbattendosi nelle fuggiasche, cercando a sua volta di
scappare dai Figli della Guerra, che lo avevano catturato per
servirsene (il che ha un po' di assurdo) come sacca di sangue
trasfusionale portatile.
Il film, se vogliamo ridurlo ai minimi
termini, non è altro che un riuscitissimo blockbuster dai ritmi
altissimi, piuttosto ruffiano e con una storia abbastanza assurda, ma
funziona, coinvolge ed è uno spettacolo di tecnica.
Oltre alla fotografia di John Seale e
alle scenografie di Colin Gibson (queste ultime hanno già vinto
BAFTA e Art Directors Guild Award), sono eccellenti il montaggio (che
ha vinto a sua volta BAFTA e ACE EDDIE Awards) e regia, candidata
anch'essa a ogni premio a cui poteva essere candidata, ma destinata a
essere battuta dall'inarrestabile Inarritu.
Straordinario il trucco, che sembra
battere persino quello di Revenant, di Natasha du Toit e Lian van
Wyk, già in possesso anche loro del loro BAFTA, così come Jenny
Beaven, che se ne è presa uno per i costumi. E sono quattro quindi
gli oscar inglesi, che Mad Max si è aggiudicato.
Validissimo anche il sonoro, candidato
a sua volta, ma che non è stato premiato e che, pare, non lo
sarà.
Buone e convincenti le interpretazioni
dei due attori protagonisti: Charlize Theron, bellissima e molto
capace in una parte in cui non ce la saremmo immaginata, forse, se
non l'avessimo vista e Tom Hardy, sempre più bravo di ruolo in
ruolo.
Dopo la visione mi sono completamente
ricreduta sull'opinione che mi ero fatta a priori. La tecnica del
film è ottima e riabilita questo prodotto da ridicolo e commerciale
film di fantasia a raffinata opera d'intrattenimento.
C'è un unico cruciale nodo che mi
rimane inspiegabile: può un film come questo, per quanto
curatissimo, non dico vincere ma anche solo essere candidato agli
Oscar come miglior film?
Perché per me si merita tutti i premi
tecnici che ha ricevuto e a cui aspira, ma non quest'ultima menzione,
che per ricevere avrebbe dovuto essere retto da una vera
sceneggiatura (non necessariamente una sceneggiatura da oscar, ma
almeno che potesse chiamarsi tale).
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