lunedì 24 febbraio 2014

Viaggio nel mondo Disney: Pinocchio

Pinocchio: il secondo mattone dell’impero Disney. Siamo alla fine degli anni 30 e Walt dopo l’enorme successo di Biancaneve vuole lavorare su una nuova opera e per questo viene direttamente da noi, in Italia, e sceglie il libro di Collodi “Le avventure di Pinocchio”.



La storia la conosciamo tutti (dato anche il luogo d’origine dell’opera, la terra Toscana dell'autore) e quindi possiamo riassumerla brevemente: tratta del falegname Geppetto, che costruisce un burattino di nome Pinocchio, che prende vita grazie alla Fata Turchina. Affiancato dal Grillo Parlante, dopo mille disavventure, verrà trasformato in un bambino vero.
Il film all’inizio non fu un successo, con incassi al di sotto delle aspettative dello studio, forse perché uscito durante la seconda guerra mondiale. Col tempo arriveranno sia i guadagni che la fama, tanto che oggi è entrato nell’immaginario collettivo ed è considerato tra i film animati più belli sia di Walt che della storia cinematografica.
Tanti i significati di questa storia, tanti i personaggi (soprattutto i comprimari) o le scene entrate nelle leggenda, ma tanti anche i cambiamenti rispetto al libro originale.
Un introduzione positiva risiede nei personaggi di Figaro e Cleo, il gatto e il pesce rosso di Geppetto. Assenti nel libro, simpaticissimi e tenerissimi (con Cleo innamorata e non ricambiata da Figaro) tanto da meritarsi successivamente dei cortometraggi da protagonisti, e la casa di Geppetto, dove questi protagonisti vengono presentati, piena zeppa di orologi e giocattoli (notare anche un piccolo elefante che altri non è che Dumbo!):  è una gioia per gli occhi.
Un altro personaggio presentato a inizio film e forse quello più riuscito è il Grillo Parlante, anche lui simpatico e tenerissimo, per esempio quando arrosisce di fronte alla bellezza della fata. Rispetto al libro viene inserito come narratore della storia ed è incaricato dalla fata turchina a “coscienza” di Pinocchio, per cercare di aiutarlo a prendere le scelte giuste nella vita.



Altri personaggi modificati, ma lo stesso riuscitissimi, sono il Gatto e la Volpe. Nel libro sono i veri cattivi, nel cartone hanno più la funzione di intermediari tra Pinocchio e il vero male, diventano quindi le tentazioni della vita a cui Pinocchio, ingenuo bambino, non riesce a resistere (tema che era presente anche in Biancaneve), soprattutto nella figura della Volpe, che grazie alla parlantina affascinante riesce sempre a trarre in inganno Pinocchio (oggi ci tornano in mente certe “promesse” per gli elettori). Ma rispetto al libro fungono anche da personaggi comici, specialmente il Gatto, con la sua comicità fisica e buffa. Sono comunque oramai entrati nell’immaginario collettivo come i classici imbroglioni, omaggiati anche da Bennato in una splendida canzone



I veri cattivi nel film sono Mangiafuoco, completamente trasformato rispetto al libro, dove invece è un personaggio positivo, e il gestore del paese dei balocchi, luogo apoteosi di tutte le tentazioni e di tutti i vizi.

- “Conosci il Paese dei Balocchi?” 
- “No, è la prima volta che ci vado!” 
- “Anch'io! Ma so che è proprio un bel posto! Niente scuola, né maestri, è una pacchia, non si studia mai e nessuno ti scoccia"
Insomma: un mondo senza cultura, senza regole, metafora di una vita all'insegna dell’ignoranza e del menefreghismo, uno stile di vita sbagliato che infatti porterà Lucignolo, un ragazzo conosciuto da Pinocchio durante il viaggio verso questo luogo, a trasformarsi in asino, simbolo dell’ignoranza, nella scena più spaventosa del film e forse di tutta la filmografia Disney. La trasformazione fisica, la perdita di tutto ciò che è umano e l’urlo disperato rivolto alla propria mamma deve aver traumatizzato non pochi bambini, tra cui il sottoscritto.



Altro momento molto spaventoso è quella che vede protagonista la Balena, che prima inghiotte Pinocchio, poi cerca di inseguire, in una scena terribilmente ansiosa, il burattino e Geppetto, ritrovato proprio nella pancia dell'animale. Come Biancaneve, dunque, il cartone rimane spaventoso e paradossalmente non adatto ai bambini.


Ma comunque il personaggio che subisce una maggior trasformazione è proprio il protagonista Pinocchio, che nel libro ha un comportamento testardo, ribelle, disinteressato verso gli altri, mentre nel film è allegro ed ingenuo. Rimane la caratteristica fondamentale il suo naso, che si allunga quando pronuncia una bugia, simbolo di come una bugia non si possa nascondere, perché verrà facilmente riconosciuta e comporterà sicuramente guai: una feroce critica verso la menzogna e un invito a essere sempre onesti e sinceri verso gli altri

“Vedi Pinocchio vi sono due specie di bugie, alcune hanno le gambe corte, altre il naso lungo”
Ma tutto il film è un percorso di formazione, con ben identificato il bene e il male, e dove vengono marcati tutti i comportamenti negativi quali le bugie, il cedere di fronte alle tentazioni, alle scappatoie rispetto alle responsabilità (il non presentarsi a scuola), scegliere le strade all’apparenza più semplici e che richiedono meno sacrificio ma che alla fine non premiano, non ascoltare i consigli delle persone a noi vicine. Alla fine di questo percorso Pinocchio, cambiato, diventerà un bambino vero.



In tutto questo percorso, rispetto al libro vengono tolti molti episodi, i più macabri, come la morte della Fata Turchina e di Lucignolo, l’arresto di Pinocchio, la sua totale trasformazione in asino e la sua impiccagione, la morte del Grillo Parlante, la povertà di Geppetto e altri episodi ancora, per rendere la storia accessibile anche a un pubblico più piccolo d’età, a cui invece non è rivolto il testo originale, opera molto oscura. A sostituire questi eventi abbiamo delle splendide canzoni, come già in Biancaneve e come in praticamente tutti i classici Disney, un marchio di fabbrica.
Da ricordare in questo caso sono la dolcissima “Una stella cade” vincitrice dell’Oscar (il film ne vincerà anche un secondo per la colonna sonora) e cantata successivamente da Paperino nel cortometraggio Il Dilemma di Paperina, “Hi Diddledidì” intonata dalla Volpe per le strade del paese e “Mai Mi Legherai” cantata da Pinocchio al teatro dei burattini di Mangiafuoco, dove subito dopo vengono mostrati i lati negativi del successo, inteso come sfruttamento, dove il denaro guadagnato è unicamente destinato a Mangiafuoco e con Pinocchio schiavo, sfruttato fino a quando poi, inutile, verrà bruciato e dimenticato (forse una forte critica verso il mondo dello spettacolo).
Pinocchio è in conclusione un'opera che si stacca molto dal testo originale, ma raggiunge lo stesso un altissimo livello, nei disegni, nella comicità, nei messaggi e resta tra le migliori trasposizioni di una storia, ripresa anche da molti altri, ultimo Enzo D’Alò, prima ancora Comencini con un bellissimo sceneggiato, Benigni con risultati deludenti (escluso lo splendido finale) o Bennato con un grande album; nel paesino di Collodi (PT), dove nacque Carlo Lorenzetti e da cui l'autore prese appunto lo pseudonimo, fu allestito anche, in seguito a un concorso degli anni '50 per la realizzazione di un monumento a Pinocchio, un parco a tema, che era popolare uno o due decenni fa ma che è attualmente in scarso stato di conservazione; personalmente è di culto la storia a fumetti raccontata su Topolino nei primi anni '90, dove Qui, Quo e Quo rivivono la storia di Pinocchio: una vera chicca.

Andrea

domenica 16 febbraio 2014

I BAFTA 2014

Si è da poco conclusa, al Royal Opera House di Londra, la cerimonia dei Bafta, il premio annualmente assegnato alle maggiori categorie cinematografiche in Inghilterra. Equivalente inglese degli Oscar, così si equipara di solito. Quest'anno a presentarla è stato il divertentissimo Stephen Fry. Questi i vincitori:



Miglior film
12 anni schiavo
American Hustle
Captain Phillips
Gravity
Philomena

Miglior film inglese
Gravity (che vince anche regia, colonna sonora, fotografia, sonoro, effetti speciali)
Mandela: Long Walk to Freedom
Philomena
Rush
Saving Mr Banks
The Selfish Giant

Miglior film straniero
La Grande Bellezza
La Vita di Adele (Francia)
The act of killing (usa)
Metro Manila (Filippine)
La bicicletta verde (Arabia Saudita)

Miglior film d'animazione
Frozen - Il regno di ghiaccio
Cattivissimo Me 2
Monster University

Miglior Regia
Alfonso Cuarón
Paul Greengrass
Steve McQueen
Martin Scorsese
David O'Russel

Miglior sceneggiatura originale
Eric Warren Singer e David O. Russell – American Hustle
Woody Allen – Blue Jasmine
Alfonso Cuarón e Jonás Cuarón – Gravity
Joel Coen e Ethan Coen – Inside Llewyn Davis
Bob Nelson – Nebraska

Miglior sceneggiatura non originale
Steve Coogan e Jeff Pope – Philomena
John Ridley – 12 anni schiavo
Richard LaGravenese – Dietro i candelabri
Billy Ray – Captain Phillips -
Terence Winter – The Wolf of Wall Street

Miglior attore protagonista
Chiwetel Ejiofor – 12 anni schiavo
Christian Bale – American Hustle
Bruce Dern – Nebraska
Leonardo DiCaprio – The Wolf of Wall Street
Tom Hanks – Captain Phillips

Miglior attrice protagonista
Cate Blanchett – Blue Jasmine (l'attrice ha dedicato il premio a Philip Seymour Hoffman, in segno di amicizia e di rispetto)
Amy Adams – American Hustle
Sandra Bullock – Gravity
Judi Dench – Philomena
Emma Thompson – Saving Mr. Banks

Miglior attore non protagonista
Barkhad Abdi – Captain Phillips
Bradley Cooper – American Hustle
Matt Damon – Dietro i candelabri
Michael Fassbender – 12 anni schiavo
Daniel Brül - Rush

Miglior attrice non protagonista
Jennifer Lawrence – American Hustle
Sally Hawkins– Blue Jasmine
Lupita Nyong'o – 12 anni schiavo
Julia Roberts – August: Osage County
Oprah Winfrey – The Butler

Molto bello aver ritrovato in queste nomination alcuni grandi esclusi dalle nomination agli Oscar: Tom Hanks, Emma Thompson, Oprah Winfrey, Daniel Brühl, quest'ultimo in particolare, che mi ha personalmente emozionata con l'interpretazione di Niki Lauda in Rush e che manca nella corrispettiva sezione degli Academy Awards. Rush (anch'esso escluso nella sezione film dell'Academy, qua invece presente nella sezione film inglesi) riesce a conquistarsi un posticino tra i premiati per il montaggio. Incetta di premi, naturalmente, per Gravity (6), ma si portano a casa tre statuette anche American Hustle (make up e acconciatura oltre alla sceneggiatura e all'attrice non protagonista) e un paio anche 12 anni schiavo (film e leading actor) e persino The Great Gatsby (costumi e scenografie).
Meraviglioso che La Grande Bellezza si sia aggiudicato anche questo premio, nella corsa verso l'Oscar.
Inoltre sono stati assegnati i premi a Kieran Evans come miglior debutto alla regia/sceneggiatura di Kelly + Victor e a Will Poulter come miglior attore debuttante in Where are the Millers.

Questi tutti i giovani candidati della categoria Orange Rising Star Award: Lupita Nyong'O, Will Poulter, Léa Seydoux, George MacKey, Dane DeHaan

Nel corso della premiazione sono stati commemorate le scomparse recenti di alcui grandi attori, registi, sceneggiatori, musicisti e altre importanti personalità del mondo del cinema, tra cui: Philipp Seymour Hoffman, Shirley Temple, Joanne Fontaine, Peter O'Toole.
Infine la cerimonia si è conclusa con l'assegnazione del premio Fellowship ad Helen Mirren da parte del principe William e con le parole di ringraziamento dell'attrice che ha inviato un bacio al marito, ricordato la sua mentore, sottolineando l'importanza per ogni individuo di figure guida nella propria vita, e ha concluso citando la Tempesta di Shakespear:
"We are such stuff as dreams are made on.
My little life is rounded is rounded with this honour"

Viaggio nel mondo Disney: Biancaneve e i Sette Nani

Biancaneve e i sette nani. Il primo mattone di un impero voluto fortemente da Walt Disney contro tutto e tutti. E’ il primo lungometraggio animato targato Disney e anche il primo lungometraggio in animazione classica della storia del cinema, insomma l’inizio della magia.


La trama è tratta da una delle fiabe più famose dei fratelli Grimm e racconta di Biancaneve, una principessa, e della sua matrigna, Grimilde, la regina cattiva e invidiosa della bellezza di Biancaneve. Costringe quest’ultima a lavorare come schiava nella propria casa ed è tanto ossessionata dalla sua bellezza da chiedere costantemente allo Specchio Magico una famosissima domanda. Ma un giorno la risposta è diversa:
“Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?” 
“ Bella, tu sei bella, oh mia Regina, ma attenta: al mondo una fanciulla c'è, vestita sol di stracci, poverina, ma ahimè, assai più bella di te! 
“Guai a lei! Dimmi il suo nome!” 
“Ha la bocca di rose e ha d'ebano i capelli, come neve è bianca.” 
“Biancaneve!”

Sopraffatta dalla rabbia e dalla gelosia la regina incarica il cacciatore di uccidere Biancaneve e di consegnarle come prova il suo cuore. Ma il cacciatore, impietosito, decide di non ucciderla e lasciarla fuggire nel bosco, consegnando alla regina il cuore di un cinghiale.
Biancaneve, nel frattempo, grazie all’aiuto degli animali del bosco, si rifugia nella casa dei 7 nani, 7 minatori adulti. Qui ottiene presto l’affetto di questi e, in cambio delle pulizie di case, la possibilità di vivere con loro. Canta e balla assieme a loro la sera, a dimostrazione di totale serenità.


Ma la cattiva Grimilde, dopo aver scoperto la verità dallo specchio, decide di intervenire personalmente: usa la magia nera per trasformarsi in una vecchia e crea “la mela stregata, il sonno della morte...basta un solo assaggio della mela stregata e gli occhi della vittima si chiuderanno per sempre in un sonno mortale...”


Esiste un antidoto a tutto questo (il primo bacio d’amore) ma Grimilde, convinta della totale assenza di questo pericolo poiché i nani, credendola morta, l’avrebbero seppellita, si reca alla casa dei nani e, in loro assenza, trae in inganno Biancaneve, che morde la mela e cade nel sonno eterno. Gli animali del bosco intervengono in aiuto di Biancaneve avvertendo i nani, che lasciano la miniera e corrono subito in suo aiuto, inseguendo la strega in un tragico crescendo finale che porta alla morte della regina, caduta in un dirupo e schiacciata da un macigno. Al ritorno i nani mettono Biancaneve in una bara di vetro dove vegliano su di lei, finchè un giorno un principe, rattristato dalla sua morte, la bacia rompendo l’incantesimo.

Cosa rende questo film un classico immortale? Tanti personaggi e scene memorabili.
Innanzitutto abbiamo la simpatia dei 7 nani (Dotto, Brontolo, Pisolo, Gongolo, Eolo, Mammolo e Cucciolo), Il cui numero non è sicuramente casuale: le 7 note, i 7 giorni della settimana, i 7 pianeti, le 7 virtù, ecc...
Sette simpaticissimi personaggi che sembrano estranei a tutto il resto: vivono soli in mezzo al bosco, devoti solo al lavoro. Senza scomodare varie e possibili interpretazioni, chi non ha mai riso mentre Dotto mescola le parole? O non ha mai provato tenerezza per l’imbarazzo mostrato da Mammolo quando riceve delle attenzioni? O per Cucciolo quando continua a mettersi in coda per ricevere nuovamente il bacio da Biancaneve, in una delle scene più famose e più citate (ultimo in Cattivissimo me con i Minion)?

Brontolo, l’unico che non apprezza o non vuole apprezzare questo affetto, viene punito con continui incidenti, mostrando una comicità fisica e simboleggiando come "l’odio non paghi".
 
Abbiamo delle splendide canzoni, le quali saranno poi un marchio di fabbrica in tutti i classici Disney. Da citare la famosissima “Ehi-Ho!”, la spensierata “Impara a fischiettar” e la divertentissima “Canzone sciocca” dei nani che ci ricordano di non prenderci troppo sul serio.
Abbiamo tanti momenti di puro orrore che, secondo me, relegano il cartone a un pubblico molto più adulto dei bambini a cui si crede destinato (il sottoscritto considera Biancaneve tra i film più horror che abbia mai visto): scene come la fuga nel bosco, dove vengono sottolineati splendidamente la paura e l’abbandono della protagonista; lo specchio magico, dal volto e dalle atmosfere molto sinistre; la richiesta dell’uccisione di Biancaneve e la consegna del suo cuore (come può reagire un bambino di fronte a una richiesta del genere?); soprattutto le parti legate alla regina Grimilde, il personaggio maggiormente riuscito, una donna talmente vanitosa e sopraffatta dall’odio che per ottenere la bellezza è disposta a diventare il suo opposto, a rinunciare ad essa -l’esaltazione del male che ci logora da dentro e ci trasforma.
La scena della trasfigurazione in vecchia e della creazione della mela è una scena terrificante, per un bambino un vero incubo. Come ancora più terrificante è tutto il seguito: da Grimilde che calcia una ciotola a uno scheletro morto di sete, ancora posizionato mentre tenta di arrivare all’acqua
“Cos'è? Hai sete? E bevi allora!”
alla tentazione della mela -che viene dall’esterno, in questo caso della casa, luogo di sicurezza e protezione-
rappresentata magnificamente con l’apparizione alla finestra (Walt ci ricorda di non accettare le caramelle dagli sconosciuti, non cedere alle tentazioni e ascoltare i consigli altrui), da Biancaneve, che cede e fa entrare in casa la strega, disobbedendo ai consigli di Dotto, con l’ingenuità di una giovane e innocente di fronte alle tentazioni della vita, alla gioia di Grimilde “E ora, la più bella sono io!” fino alla fuga finale con inseguimento dei nani, durante una violenta tempesta, che porta alla morte della strega.

Avremmo molte altre letture di questa storia, infinite: il percorso di crescita dall’adolescenza all’età adulta, il narcisismo, il bene e il male, i rapporti madre-figlia ecc
Ci tengo a concludere ricordando l’Oscar alla carriera vinto da Walt con questo film, per "una significativa innovazione sullo schermo che ha affascinato milioni di persone ed è stato il pioniere in un importante campo dell'intrattenimento" ricevendo un Oscar di dimensioni normali e sette statuette in miniatura, consegnati dalla purtroppo appena scomparsa Shirley Temple, e citando gli splendidi disegni, dai particolari dei personaggi agli sfondi, forse normali oggi, ma non per un film uscito nel 1937.

Andrea

domenica 9 febbraio 2014

Attori dimenticati: Elsa Lanchester e Charles Laughton

Il mondo del cinema è pieno di coppie famose: ai nostri giorni le più famose sono probabilmente Mr & Mrs Pitt (Brad e Angelina Jolie), ma ci sono anche Ben Affleck e Jennifer Gardner, Sean Penn e Charliz Theron, Micheal Douglas e Catherine Zeta Jones...
Tornando indietro di qualche anno troviamo altri fiammeggianti amori: Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni, Woody Allen e Diane Keaton e sicuramente nessuno può dimenticare la travagliata storia d'amore tra Elisabeth Taylor e Richard Burton, di cui i giornali hanno potuto parlare per anni.
Ma non molti ricordano una coppia di attori straordinari: Elsa Lanchester e Charles Laughton. Si sposarono nel 1929 e rimasero legati fino alla morte di lui nel 1962. Trentatre anni di amore e cinema.



Entrambi inglesi, lei londinese, lui di Scarborough. Entrambi entrati nel mondo dello spettacolo molto giovani.
Elsa era forte di carattere, determinata. Apprese da bambina la recitazione e la danza e debuttò prestissimo (20 anni) nel teatro. Cinque anni dopo conobbe Laughton con cui si sposò dopo appena due anni e insieme si trasferirono negli Stati Uniti.
Nel 1933 interpretò al fianco del marito, protagonista e vincitore di un Oscar, una de Le sei mogli di Enrico VIII. Un paio d'anni più tardi fu La Moglie di Frankestain, ruolo per cui è maggiormente ricordata, accanto a Boris Karloff.
Fu nominata due volte ai premi Oscar, con Le due Suore e per Testimone d'Accusa. Negli anni '60, pur occupandosi prevalentemente di televisione, ricordiamo il suo cameo come Tata Ketty in Mary Poppins.
Sopravvisse ventiquattro anni al marito, morto di tumore osseo, e morì di bronchite a 84 anni, nel 1986.
Elsa era la più giovane (solo tre anni) della coppia. Aveva un viso dai lineamenti forti, bello anche se non bellissimo, ma di un'espressività che la rendeva magnetica. Si lasciava truccare e acconciare in ogni forma, adattandosi perfettamente ai ruoli più diversi, lavorando principalmente da caratterista.



Questa dote di tresformismo, che caratterizza i migliori attori in ogni tempo, la possedeva anche il marito, in quegli anni probabilmente l'attore più camaleontico tra i suoi colleghi: con un volto altrettanto particolare e indimenticabile, un personale imponente, non avvenete, ma straordinariamente plastico, sapeva calarsi nei panni del buono, ma soprattutto del cattivo e, con l'aiuto di molte ore di trucco, in un incredibile Gobbo di Notre Dame. Uno dei ruoli noir più famosi di Laughton fu quello del capitano Bligh ne Gli Ammutinati del Bounty, recitato insieme a Clark Gable. Ancora ricordiamo Semprionio Gracco nello Spartacus di Kubrick. Alternò negli anni teatro e cinema, cimentandosi anche nella regia con La morte corre sul fiume, noir protagonizzato da Robert Mitchum.
Più fissa nella memoria l'immagine di Laughton giudice/avvocato burbero, interpretati in due straordinarie pellicole: l'hitchcockiano Il caso Paradine, in cui è il viscido giudice che tenta di sedurre la moglie dell'avvocato interpretato da Gregory Peck e Testimone d'Accusa di Billy Wilder nel quale recitò nuovamente con la moglie.


La protagonista di Testimone d'Accusa è naturalmente una meravigliosa Marlene Dietrich, l'algida moglie tedesca -dal difficile passato- di Leonard Vole (Tyron Power), accusato di aver ucciso l'anziana signora che l'aveva preso in simpatia e che gli aveva lasciato tutti i suoi beni in eredità.
In questa brillante, intelligentissima commedia giudiziaria, non priva di colpi di scena, marito e moglie impersonano rispettivamente l'avvocato difensore (unico a credere all'innocenza di Vole) e l'infermiera che cerca di accudirlo, supervisionando riposini, bevande e pillole dell'uomo e assillandolo continuamente. In un continuo di battibecchi e di piccoli sotterfugi dell'anziano avvocato per sottrarsi alle eccessive cure della donna, i due dipingono una delle coppie sullo schermo più divertenti di tutti i tempi.


sabato 8 febbraio 2014

I Film d'animazione di Walt Disney: il sogno diventa realtà


Walt Disney. Se oggi possiamo sognare davanti ai film d’animazione come li conosciamo è grazie a lui.
Lui, uno dei più grandi artisti del 900, nato a Chicago il 5 dicembre del 1901, nel 1928 unisce disegno, vivacità, risate e sonoro, ottenendo con il cartone Steamboat Willie la popolarità che opere precedenti di questo genere non avevano raggiunto. E, sempre con quest’opera, introduce nell’immaginario collettivo uno
dei personaggi più conosciuti al mondo, tra i simboli di un secolo e, in particolare, della Walt Disney Company: Topolino. Un topo, uno degli animali più anticommerciali, viene amato da bambini e adulti di ieri e di oggi e diventa il simbolo della fabbrica dei sogni e della fantasia.
Qualche anno e molti cortometraggi dopo arriverà una nuova idea: realizzare un lungometraggio animato, idea definita “pazzia” da tutto il mondo cinematografico. Ma Lui non si arrende: aveva venduto l'autmobile per rimediare il denaro necessario a realizzare Steamboat Willie, lo scetticismo e i dubbi dei colleghi non lo spaventano

Nel 1937 nasce Biancaneve e i Sette Nani, primo passo di un futuro impero, opera che rivoluzionerà l’animazione incassando più di otto milioni di dollari in un anno.
Da questo momento prende vita un nuovo mondo, tutta una serie di opere (che verranno raccontate da me e Giulia nei prossimi articoli) che hanno portato vere emozioni a noi grandi e piccoli, che ci commuoviamo quando Dumbo viene coccolato da sua madre dentro una gabbia, ci spaventiamo di fronte alla trasformazione di Grimilde o cantiamo e balliamo insieme all’orso Baloo nella giungla
E tutto questo di fronte a dei disegni, dei personaggi di carta matita e pennelli, inanimati, ma che prendono lo stesso vita, e piangono, si spaventano, ridono, saltano e ballano come gli attori veri
Tutto questo non è infantile, tutto questo è magia, è la più grande invenzione dell’uomo, è un sogno, ma come diceva il padre di tutto questo “Se potete sognarlo, potete farlo”




Andrea

mercoledì 5 febbraio 2014

Waiting Academy Awards: previsioni sulla migliore attrice

Cominciamo ad analizzare le più importanti categorie dei prossimi Academy Awards, partendo dalla migliore attrice protagonista. Le candidate sono:

Cate Blanchette

Judi Dench

 Amy Adams

 Maryl Streep

Sandra Bullock

 

Partiamo dalla performance della Bullock in tuta spaziale di Gravity, su cui già avevo espresso le mie perplessità: sola e avvilita nello spazio, fornisce una recitazione buona, ma non da Oscar. Personalmente avrei preferito nella cinquina finalista Emma Thompson, per l'intenso, commovente personaggio della scrittrice P.L.Travers in Saving Mr Banks.



Maryl Streep in August: Osage County dà l'anima a un personaggio molto sfaccettato, una donna con grossi complessi, sviluppati fin dall'infanzia, in un precario equilibro che sembra incrinarsi sempre di più. Brillante prova, sia nelle scene in cui mentalmente si assenta, sia in quelle in cui, offuscata dai farmaci o in una parvenza di lucidità, svela vene di pura cattiveria. Ecco un assaggino:


Amy Adams ha ricevuto negli ultimi anni ben quattro nominations come miglior attrice non protagonista, senza però vincere (the Master, Junebug, Il Dubbio, The Fighter) ma quest'anno è in lizza come attrice protagonista per American Hustle, in cui interpreta la truffatrice Sydney Prosser, innamorata del socio di -loschi- affari Irving Rosenfeld e gelosa della moglie di lui. Scoperti dall'agente federale Richie Di Maso, i due sono costretti a partecipare all'operazione Abscam, realmente realizzatasi negli anni '70 per incastrare alcuni membri del congresso per corruzione. Per venirne fuori i nostri due truffatori dovranno dare il massimo, recitando la loro parte al meglio, specialmente Sydney, che cercherà anche, con successo, di far perdere la testa a Di Maso.
Seducente, furba, innamorata, a tratti furiosa, la Adams rende il suo personaggio il centro del film, tenendo in pugno i due uomini che le gravitano attorno, in un'interpretazione divertente e molto, molto buona. La sua sfortuna, come negli anni precedenti, è quella di avere rivali con interpretazioni ancora migliori della sua (Rachel Weisz; Penelope Cruz; Melissa Leo; l'anno scorso fu l'intensissima interpretazione della splendida Anne Hathaway, quest'anno quella di Cate Blanchette).


 Veniamo a Judi Dench, che protagonizza il film basato sulla vera storia di una donna irlandese che, abbandonata in un convento di suore perché rimasta incinta, si vede portare via il bambino dalle stesse suore che vendevano i figli delle ragazze del convento a ricche coppie americane. Cinquant'anni dopo Philomena decide di raccontare la sua verità al giornalista in crisi Martin Sixsmith (Steve Coogan che con Jeff Pope ha ricevuto una nomination per la migliore sceneggiatura non originale), che scriverà il libro da cui è tratto il film. La buffa coppia parte così alla ricerca del figlio perduto tanti anni prima. Philomena è in lizza per l'Oscar, come la colonna sonora preziosa di Alexandre Desplat, che fa da sottofondo.
Se, come me, eravate abituati alla Judi Dench del Diario di uno Scandalo (in cui era co-protagoista con Cate Blanchette), o che interpretava M o la regina Elisabetta I (parte che curiosamente hanno interpretato sia la Dench che la Blanchette), sempre comunque austera, efficiente, piuttosto severa, rimarrete impressionati dalla dolcezza del personaggio di Philomena, ingenua, religiosa, positiva, toccante, ma anche comprensiva e determinata, sorprendente in ogni decisione che prende. Una Judi Dench ancora meravigliosa e capace di adattarsi brillantemente a un personaggio così insolito per lei. Quest'anno purtroppo ha come rivale una Cate Blanchette in forma eccezionale, già vincitrice ai Sag e ai Golden Globes e data per favorita.
Questa è la scena in cui Philomena racconta, animatissima, la trama di un libretto rosa appena terminato a Sixsmith, che non condivide l'entusiasmo della donna per quel particolare genere letterario.



Cate Blanchette è la protagonista dell'ultimo capolavoro di Woody Allen, Blue Jasmine. La storia inizia quando l'elegante, molto altezzosa, Jasmine viene catapultata fuori dal suo dorato mondo (perdendo la sfavillante casa, il bel marito, ricco e di successo, l'attiva vita sociale) dritta nella più umile casa della sorella adottiva Ginger (Sally Hawking), alla prese, questa, con i normali problemi di una donna di ceto medio-basso: il lavoro da commessa, i figli, il nuovo fidanzato abbastanza cafone. La storia del fallimento del marito, interpretato da Alec Baldwin, e del conseguente crollo della vita di Jasmine è raccontato tramite falshback, intercalati nella storia con un sapiente montaggio, che avrebbe meritato una nomination agli Oscar. Tra le nomination ricevute, invece, oltre a quella di Cate Blanchette c'è quella a migliore attrice non protagonista per Sally Hawking (brillante e simpatica, romantica e un po' ingenua, accattivante nel suo essere il contrario della sorella, pur non smettendo di provare affetto per lei e ad aiutarla) e la sceneggiatura originale di Woody Allen.
Jasmine non sa adattarsi alla nuova vita: privata repentinamente di tutto, sebbene si cimenti con scarsi risultati a reinventarsi, la sua mente non regge il peso (nemmeno con l'aiuto di antidepressivi buttati giù a bicchierate di alcol) e continua a cercare la finzione di una vita diversa, prima con l'affascinante Dwight, poi perdendosi in sé stessa. Cate Blanchette è bellissima, semplicemente magistrale nel ruolo della pazza e della snob che guarda con disgusto tutti i membri del piccolo mondo in cui si è ritrovata senza volerlo. Difficile assegnare l'Oscar a qualcun'altra, ma le interpretazioni in nomination quest'anno sono di straordinario livello e tutte meritano di essere viste e apprezzate.

domenica 2 febbraio 2014

Addio, mostro del cinema

A soli 47 anni ci lascia oggi uno dei più grandi trasformisti del cinema del nostro tempo: Philip Seymour Hoffman.
L'attore è stato rinvenuto nel suo appartamento di New York nella mattinata, pare con ancora addosso ago e laccio emostatico: overdose da eroina, nell'abuso dell quale era ricaduto negli ultimi tempi dopo 23 anni di astinenza. Il modo peggiore di lasciarci.

Meglio non ricordarlo così, dunque, ma per il suo talento nei film che ci ha regalato negli anni.
Si appassionò alla recitazione da ragazzo, studiandola a New York e debuttò nel cinema negli anni '90, iniziando quasi subito a comparire in pellicole di spessore come Scent of a Woman e qualche anno dopo Il Grande Lebowsky, Patch Adams, Il Talento di Mr Repley, Ritorno a Could Mountain.
L'opera che lo consacrò come grande interprete, però, consegnandolo a una più larga fama, fu  naturalmente, Truman Capote. Nei panni dello scrittore statunitense, Seymour Hoffman vinse il premio Oscar nel 2005, ma agli Academy Awards fu candidato altre tre volte come non protagonista: Il Dubbio, La guerra di Charlie Wilson, The Master. Moltre altre nomination gli arrivarono ai Sag Awards, ai Golden Globes, ai Tony Awards per il teatro.
Le ultime apparizioni le abbiamo in Una fragile armonia, commedia un po' d'élite, snobbata dalle grandi sale cinematografiche, ma molto godibile, in cui affianca Christopher Walken; l'ultimo Hunger Games; La Spada nella Doccia.
Ultimamente si era anche cimentato alla regia con Jack Goes Boating e in progetto c'era un nuovo film in cui doveva dirigere Amy Adams e Jack Gyllenhaal, Ezekiel Moss.
Ecco, così amiamo ricordarno, mentre interpreta il ruolo che lo portò al successo:



sabato 1 febbraio 2014

Viaggio nel mondo Disney_Mary Poppins

Fresca fresca dall'aver visto Saving Mr Banks, una ventina di giorni prima dell'uscita in Italia, torno anche a rivedere il capolavoro originale del 1964.
Mary Poppins fa parte dei tutti noi. Ci cresciamo insieme, è nella nostra cultura. Ed è un film incredibile.

La storia è quella della magica tata che, rispondendo all'inserzione di Micheal e Jane, figli del banchiere George Banks, corre a salvare la famiglia dallo statico caos in cui vive.
I due ragazzini sono l'icubo delle loro governanti (l'ultima delle quali ha il volto dell'indimenticabile Elsa Lanchester), che, una dopo l'altra, si defilano rapidamente. Il padre è costantemente a lavoro, la madre assorbita nella lotta per l'emancipazione femminile, le domestiche, già prese dalle loro faccende, incapaci di tener testa ai ragazzi che tiranneggiano la malcapitata di turno.
 Le cose cambiano all'arrivo di Mary Poppins, che riporta ordine e disciplina nella casa, ma anche molto buon umore, trascinando i giovani Banks, spesso accompagnati dal tuttofare Bert, in straordinarie avventure, come la gita in campagna, la corsa sui cavalli della giostra, il tè sul soffitto, la passeggiata sui tetti di Londra assieme a un gruppo di spazzacamini.
A Mr Banks, però, questo nuovo regime non va a genio. Ingabbiato nella sua routine quotidiana, preso dai problemi e dalle preoccupazioni che implica il suo ruolo, "non vede più in là del suo naso" e rischia di perdere i figli. Ma per fortuna c'è sempre Mary Poppins, che lo indurrà a riflettere su cosa realmente conta di più nella sua vita.
Animato dalla stupenda colonna sonora dei fratelli Sherman, in cui ogni canzone è brillante e orecchiabile, questo musical non smette di affascinare grandi e piccini di ogni generazione.
Merito di Julie Andrews e Dick Van Dyke, gli interpreti della tata e del simpaticissimo, buffo Bert (e, dobbiamo ricordare, anche di Mr Dawes padre, capo di George Banks alla banca)? Merito della scrittrice P.L.Travers, che inventò il personaggio? O merito di Walt Disney, che seppe trasformare la storia in un film così straordinario?

Il film fu grande vincitore degli Oscar del 1965, portando a casa le statuine per migliore attrice (alla magnifica Julie Andrews), miglior montaggio, migliori effetti speciali, miglior colonna sonora e miglior canzone. La canzone vincitrice fu Cam-Caminì (Chim Chim Cher-ee), ma come dimenticare Un poco di zucchero (Spoonful of Sugar), Supercalifragilisticespiralidoso (Supercalifragilisticexpialidocious) e Sempre, sempre, sempre (Feed the Birds).
Quindi cinque sezioni vincitrici, ma il film ricevette in realtà 13 nomination, anche per: film, regia, sceneggiatura non originale, scenografia, fotografia, sonoro, costumi, colonna sonora adattata.
Il premio più grande, però, rimane probabilmente quello di aver fatto innamorare persone di ogni generazione, resistendo al passare del tempo, imprimendosi nella nostra memoria e, come Tom Hanks dichiara in Saving Mr Banks, facendoci divertire, emozionare, piangere ai dispiaceri della famiglia Banks e poi sollevarci, quando il padre torna dai figli per far volare con loro l'aquilone.




Saving Mr. Banks, ovvero come nacque Mary Poppins

1961. Sono vent'anni che Walt Disney continua a chiedere i diritti per la produzione di Mary Poppins a Pamela Lyndon Travers, la creatrice della tata amata da tutto il mondo.
La scrittrice, bisognosa di denaro, si convince ad andare a Los Angeles, ma è tutt'altro che intenzionata a lasciare che la favola da lei ideata venga rovinata dal magnate dell'industria dei sogni.
Emma Thompson anima una donna algida, una "zitella criticona", che lotta per salvare la sua creatura letteraria, ma perseguitata dai fantasmi dell'infanzia, che prende forma nei suoi ricordi e ci svela il rapporto con l'amato padre e la comparsa della zia che ispirò il personaggio di Mary Poppins.
D'altro canto, un sempre meraviglioso Tom Hanks rievoca papà Walt e con perseveranza insiste nel venire in contro a P.L. Travers, fino a ottenere i diritti cinematografici di Mary Poppins e a dare alla luce uno dei capolavori assoluti firmati Disney.
Scopriamo così il mondo dietro il film: come la produzione lavorò assiduamente alla sceneggiatura (sotto la guida della stessa, esigentissima, Travers), come nacque la spumeggiante colonna sonora dei fratelli Robert e Richard Sherman, che fece cantare generazioni e generazioni di bambini -e adulti- e che vinse Oscar, Golden Globe e Grammy nel 1965. Vinse l'Oscar anche la miglior canzone: Chim Chim Cheer-ee (Cam-caminì).
Anche il cast di Saving Mr Banks è brillante: ritroviamo Paul Giamatti, sempre simpaticissimo; Colin Farrel e Ruth Wilson interpretano i genitori di Pamela Travers, mentre la zia Ellie è Rachel Griffiths; agli studi Disney incontriamo Bradley Whitford, Kathy Baker, Jason Schwartzman e B.J. Novak. Compaiono anche, come camei, Julie Andrews e Dick Van Dyke, alla premiere di Mary Poppins.

Dick Van Dyke, Walt Disney, Julie Andrews
Disney con la scrittrice P.L.Travers


Il film ha una nomination agli Oscar per la colonna sonora, deliziosa, di Thomas Newman, ma ai Golden Globes aveva visto anche la nomination della protagonista Emma Thompson, nella sezione film drammatico.
Commedia divertente e dolcissima, impreziosita dal cast e dalla colonna sonora, ci trascina indietro di cinquant'anni e ci fa tornare la voglia di rivedere ancora una volta il sempre straordinario Mary Poppins.