martedì 28 gennaio 2014

Waiting Academy Awards: Alfonso Cuaròn's Gravity

L'universo, lo spazio infinito può essere claustrofobico? Se non si riesce a fuggirne sì.
Questo è il nodo su cui si sviluppa Gravity.
Sandra Bullock è la protagonista dell'angosciante film di fantascienza che sembra promettere al messicano Alfonso Cuaròn un oscar nella sezione miglior regia. Co-protagonista George Clooney, capitano della sfortunata missione da cui la Bullock cercherà di tornare viva sulla Terra. Per 90 minuti non vediamo altre facce. Il cast è tutto qui. Stupefacente riuscire a creare un film con due soli interpreti. Udiamo solo, a tratti, le voci che arrivano dalle radio, primo fra tutti Houston, che nella versione statunitense è doppiato da Ed Harris.
Cuaròn sceglie di girare scene molto lunghe. In alcune il risultato è geniale, prolunga la suspence; in alcune altre discutibile, per esempio la prima scena dura 17 minuti e finisce per essere piuttosto noiosa.

Oltre al regista, il film ha altre 9 candidature ai prossimi Academy Awards (film, attrice, fotografia, montaggio, scenografia, effetti speciali, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora) e una bella lista di records (migliori incassi d'apertura di sempre nel mese di ottobre e in autunno, miglior tenuta di sempre nel secondo weekend e nel terzo per un film che nel primo ha incassato più di 40 milioni, maggior percentuale d'incassi di sempre per il 3D e così via).
Mica male.
Questi, però, sono numeri. E questo film ha altri meriti. Si dichiara abbia rivoluzionato il mondo degli Space Films. Nuovi effetti speciali. Un nuovo modo di concepire lo spazio. Gravity ha effettivamente riportato nelle sale tanti spettatori che evitano di solito i film di fantascienza, per curiosità. (Per esempio me.)
Sul piano delle recensioni ha ricevuto una quasi totale acclamazione. Un nuovo punto di arrivo dopo 2001: Odissea nello Spazio.


Il film, effettivamnete, è bello. Emoziona la storia, soprattutto emozionano le straordinarie immagini del nostro pianeta viste dallo spazio. Sandra Bullock piace come sempre. La tecnica è incredibile per fotografia, effetti speciali nuovissimi; la colonna sonora e il sonoro sono una bomba.
Ma per me, che non sono un'amante del genere fantascienza e quindi profana spettatrice di questo film, la cosa finisce qui. E intendo dire che, per quanto forte, alcune nominations a prossimi Oscar mi lasciano qualche perplessità: film, attrice (della quale questa non è la miglior performance che abbiamo visto e non regge, almeno stavolta, il confronto con le altre quattro candidate) e soprattutto regia. In lizza con Cuaròn ci sono, come sappiamo, anche Alexander Pyne, David O'Russel, Steeve McQueen e Martin Scorsese. Agli ultimi due va la mia preferenza. Vedere 12 Years a Slave e The Wolf of Wall Street per fare il confronto.

sabato 25 gennaio 2014

Un marito...poco amato, Un attore...dimenticato



Il pomeriggio del 31 dicembre, Iris salutava l'anno vecchio con una perla: la Signora Skeffington di Vincent Sherman (1944), con protagonista Bette Davis.
La storia è quella di una donna bella e ammirata che, per salvare il fratello, sposa un uomo che non ama. Fin qui banale. Poi, però, mi accorgo che lo sfortunato, innamoratissimo marito è Claude Rains. Mr Job Skeffington le accorda il divorzio ma continua ad amarla tutta la vita, l'unico ancora capace di farlo quando (rovinato, vecchio e cieco, dopo essere stato perseguitato, ebreo, dai nazisti) torna dalla sua Fanny, altrettanto vecchia e abbandonata da tutti i pretendenti che non vedono più in lei le attrattive della bellezza e della ricchezza.


E scatta l'analogia: giusto due anni dopo Rains interpreterà per Hitchcock il ruolo dell'altrettanto poco amato marito di Elena (Alicia) Huberman in Notorius, l'amante perduta.
Il personaggio di Sebastian è stupendo, controverso (come del resto anche quelli di Ingrid Bergman e Cary Grant): prima devoto spasimante della bellissima protagonista, poi crudele esecuture del suo avvelenamento, quando si scopre tradito e compromesso dalla moglie, che l'aveva sposato solo per continuare la propria missione nella casa dove si riunivano alcuni nazisti di cui doveva scoprire i piani.

Analoga partenza come amante rifiutato, destino ribaltato. Nel primo caso Job Skeffington, dopo una dura persecuzione nazista, viene accolto dalla sua amata; nel secondo Alexander Sebastian è il nazista che finisce per attentare alla vita della moglie. Quasi buffo.
Inoltre è curioso che la cecità che affetta il personaggio di Rains nel primo film non sia proprio finzione: l'attore combatté nella prima guerra mondiale, partecipando ad un attacco in cui fu utilizzato un gas che gli causò la parziale cecità di un occhio, ma gli valse la promozione a capitano.

Claude Rains nacque a Camberwell (Londra), il 10 novembre 1889. Figlio di un attore di teatro e di cinema, approda nel mondo della recitazione con "Nell of Old Drury" a soli 11 anni, nonostante alcune diffioltà che il ragazzo aveva nel parlare. Superate queste, continua la carriera nel teatro, prima a Londra, poi dagli anni '20 a Broadway. Nel mondo del cinema però compare solo a 44 anni nell'horror The Invisible Man.
La celebrità poi si farà attendere ancora un po'. Nel 1938 riveste il ruolo del Principe Giovanni nelle Avventure di Robin Hood, nel 1940 riceve una nomination agli Oscar per migliore attore non protagonista per Mr. Smith goes to Washington, in cui interpretava un corrotto senatore; ottenne una nomination anche il protagonista James Stewart.
Finalmente, nel 1942, recita nella parte per il quale è maggiormente ricordato: il Capitano Louis Renault di Casablanca, al fianco di Ingrid Bergman e Hunphrey Bogart e sotto un regista che più di ogni altro credette nel suo talento, Michel Curtiz, il quale gli insegnò molto del mestiere di attore e lo scritturò più di una decina di volte.
Rains lavorò molto anche col maestro del brivido Alfred Hitchcock: oltre che in Notorius, in cinque episodi di Alfred Hitchcock presenta (1956-1962).
A questi ultimi due grandi film Rains deve altre due nomination agli oscar, sempre come attore non proragonista. Più quella per il dolcissimo marito e padre di Mrs Skeffington fanno quattro.
Con Bette Davis, che lo nominò miglio co-star con cui avesse lavorato, girò anche il Fantasma dell'Opera, Now, Voyager e Il prezzo dell'inganno.
Un altro grande ruolo di secondo piano fu quello del diplomatico Mr Dreyden in Lawrence d'Arabia, mentre riesce ad essere protagonista nel colossal Cesare e Cleopatra, co-star con Vivien Leigh.
Si sposò sei volte, ma ebbe solo una figlia, Jessica, dalla quarta moglie.
Divenne cittadino naturalizzato statunitense nel '36, comprò un ranch in Pennsylvania nel '41, che tenne fino al '56, quando divorziò dalla quarta moglie. Si ritirò negli ultimi anni in New Hampshire, dove morì il 30 settembre 1967 per un'emorragia addominale.

Le generazioni di oggi non conoscono affatto Claude Rains, nonostante abbia contribuito a scrivere la storia del cinema, e questo succede perchè i giovani non vedono film come Laurence d'Arabia, Casablanca, Notorius che sono la storia del cinema. Molto ingiusto, molto triste. Perchè senza questo passato incredibile ci mancherebbe qualcosa. Senza il cinema di ieri, non potremmo valutare fino in fondo il cinema di oggi.

lunedì 20 gennaio 2014

Waiting Academy Awards...SAG Awards

 Per tutti coloro che non lo sapessero, dal 1995 tra i Golden Globes e gli Oscar si passa anche per gli Screen Actors Guild Awards, ovvero il premio conferito alle migliori interpretazioni dagli attori che fanno parte dello Screen Actor Guild (sindacato di attori nato nel 1933), premio quasi anticipatore del verdetto degli Academy Awards.
Quest'anno si sono tenuti sabato 18 gennaio e hanno visto l'assegnazione del premio The Actor ad American Hustle, per il miglior cast.

Gli interpreti maschili premiati sono quelli di Dallas Buyer Club: Matthew McConaughey (protagonista) e Jared Leto (non protagonista), confermando le vittorie già ottenute ai Golden Globes.
Miglior attrice protagonista, senza sorprese, Cate Blanchett, mentre Lupita Nyong'o (non protagonista in 12 years a slave) batte meritatamente Jennifer Lawrence, che aveva vinto nella stessa categoria agli scorsi Globes.




Come ai Golden Globes vengono premiate anche le interpretazioni televisive e, per dovere di cronaca, va spiegata la vittoria di Micheal Douglas in questa sezione. Il premio gli viene assegnato per "Dietro i Candelabri", per il quale era candidato ai Globes anche Matt Demon. In Italia è arrivato nelle sale cinematografiche il 5 dicembre 2013, ma negli USA è uscito, invece, come film tv.

sabato 18 gennaio 2014

Folle, folle, folle Di Caprio

Folle, folle, folle Di Caprio, protagonista del pazzesco, brillante, ritmato film di Martin Scorsese (del quale sappiamo che l'attore è il pupillo) che firma una regia straordinaria.
Se non dovesse fare i conti con Alfonso Cuaròn, che, più che favorito, è dato per vincitore certo, Scorsese meriterebbe davvero un nuovo Oscar.
Il regista racconta l'ascesa al successo e la discesa agli inferi di Jordan Belfort, spregiudicato broker della New York degli anni '90.
Scene forti, evocative descrivono in modo semplice e immediato, con ritmo incalzante tutto il mondo fatto di corruzione, sesso, droga e denaro di Wall Street.
Di Caprio è semplicemente straordinario. A narrarci la storia è la sua stessa voce, poiché la sceneggiatura di Terence Winter deriva direttamente dall'autobiografia, quasi naive nella sua onestà, di Belfort.
Incantatore, venditore, drogato, sesso dipendente, ambiziossimo, pochi scrupoli, niente morale, l'interprete incarna il personaggio ed è incredibile mattatore di tre ore di film, regalandoci, probabilmente, la migliore recitazione della sua carriera. Colpevole senza appello, Di Caprio (o forse Belfort?) è così conquistatore da farci essere indulgenti nei suoi confronti: senza un briciolo di vergogna confessa tutte le sue deplorevoli colpe, quasi a chiedere: "è illegale, ok, ma cos'ho fatto di male?"

Il film è candidato a cinque premi Oscar: film, regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista (Jonah Hill è lo stretto collaboratore di Belfort, Donnie Azoff, ma su questa nomination, personalmente, ho delle perplessità: buona performance, ma non particolarmente brillante) e, naturalmente, miglior attore protagonista. Di Caprio ha fortemente voluto questo film, di cui è stato insistente produttore e geniale protagonista. Quest'anno l'Oscar è d'obbligo. Non ci sono scuse.

giovedì 16 gennaio 2014

Academy Awards: Tutte le Nomination

MIGLIOR FILM:
12 Anni Schiavo

Gravity

American Hustle
The Wolf of Wall Street

Captain Phillips 

Nebraska
Dallas Buyers Club

Her

Philomena
 MIGLIOR REGIA:
Alfonso Cuarón, Gravity

Steve McQueen, 12 Anni Schiavo

David O. Russell, American Hustle

Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street
Alexander Payne, Nebraska

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:
Chiwetel Ejiofor (12 Anni Schiavo)

Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club)

Bruce Dern (Nebraska)

Leonardo Di Caprio (The Wolf of Wall Street)

Christian Bale (American Hustle)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA:
Cate Blanchett (Blue Jasmine)
Sandra Bullock (Gravity)

Amy Adams (American Hustle)

Judi Dench (Philomena)

Meryl Streep (August: Osage County)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA:
Jared Leto (Dallas Buyers Club)

Michael Fassbender (12 Anni Schiavo)

Bradley Cooper (American Hustle)

Barkhad Abdi (Captain Phillips)

Jonah Hill (The Wolf of Wall Street)
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Lupita Nyong’o (12 Anni Schiavo)

Jennifer Lawrence (American Hustle)
June Squibb (Nebraska)

Sally Hawkins (Blue Jasmine)

Julia Roberts (August: Osage County)
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE:
David O. Russell & Eric Singer, American Hustle

Spike Jonze, Her

Bob Nelson, Nebraska

Woody Allen, Blue Jasmine

Craig Borten & Melisa Wallack, Dallas Buyers Club
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE:
John Ridley, 12 Anni Schiavo

Terence Winter, The Wolf of Wall Street

Billy Ray, Captain Phillips

Julie Delpy, Ethan Hawke & Richard Linklater, Before Midnight

Steve Coogan & Jeff Pope, Philomena
MIGLIOR FILM STRANIERO
Italia, “La Grande Bellezza”, Paolo Sorrentino
Danimarca, “Il Sospetto”, Thomas Vinterberg

Belgio, “The Broken Circle Breakdown”, Felix van Groeningen

Palestina, “Omar”, Hany Abu-Assad

Cambogia, “The Missing Picture”, Rithy Panh
Finalmente, dopo 15 anni torniamo a sperare nella vittoria del nostro paese in questa categoria. I festeggiamenti sono d'obbligo, così pure come tifare per questo film il 2 marzo.

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE:
Frozen

The Wind Rises

Cattivissimo Me 2

Ernest & Celestine

I Croods
MIGLIOR FOTOGRAFIA:
Emmanuel Lubezki, Gravity

Bruno Delbonnel, Inside Llewyn Davis
Philippe LeSourd, The Grandmaster
Roger Deakins, Prisoners
Phedon Papamichael, Nebraska
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE:
“Let It Go” (Frozen, Robert Lopez & Kristen Anderson-Lopez)

“Ordinary Love” (Mandela: Long Walk To Freedom, U2)
“Sweeter Than Fiction”
“Happy” (Cattivissimo Me 2, Pharrell Williams)

“The Moon Song” (Her, Karen O)

“Alone yet not Alone” (Alone yet not alone, Bruce Broughton)
MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE:
Steven Price (Gravity
)
William Butler (Her)
Alexandre Desplat (Philomena)
John Williams (The Book Thief)

Thomas Newman (Saving Mr. Banks)
MIGLIORI COSTUMI:

Michael Wilkinson (American Hustle)
William Chang Suk Ping (The Grandmaster)
Catherine Martin (Il Grande Gatsby
)
Patricia Norris (12 Anni Schiavo
)
Michael O’Connor (The Invisible Woman)
MIGLIOR MAKE-UP E ACCONCIATURA:
The Lone Ranger

Jackass Presents: Bad Grandpa
Dallas Buyers Club
MIGLIOR MONTAGGIO:
Alfonso Cuarón, Mark Sanger (Gravity)
Christopher Rouse (Captain Phillips)
Joe Walker (12 Anni Schiavo)
John MacMurphy (Dalls BuyersClub)
Jay Cassidy, Crispin Struthers (American Hustle)
MIGLIORI SCENOGRAFIE:
Adam Stochausen & Alice Baker, 12 Anni Schiavo
Catherine Martin & Beverly Dunn, Il Grande Gatsby
Judy Becker & Heather Loeffler, American Hustle
Andy Nicholson & Rosie Goodwin, Gravity

K.K. Barrett & Gene Serdena, Her
MIGLIORI EFFETTI VISIVI:
Gravity

The Hobbit: Desolation of Smaug

The Lone Ranger

Star Trek Into Darkness

Iron Man 3
MIGLIOR SONORO:
Gravity
Captain Phillips

Inside Llewyn Davis

Lone Survivor
Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO:
Gravity

Captain Phillips

All Is Lost

Lone Survivor

The Hobbit: La Desolazione di Smaug
MIGLIOR DOCUMENTARIO:
   
          The act of killing
          Cutie and the boxer
          Dirty wars
          The square
          20 feet from stardom

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARISTICO:

          CaveDigger - Jeffrey Karoff
          Facing Fear - Jason Cohen
          Karama Has No Walls - Sara Ishaq
          The Lady in Number 6: Music Saved My Life - Malcolm Clarke and Nicholas Reed
          Prison Terminal: The Last Days of Private Jack Hall - Edgar Barens

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO:

          Aquel No Era Yo - Esteban Crespo
          Avant Que De Tout Perdre - Xavier Legrand and Alexandre Gavras
          Helium - Anders Walter and Kim Magnusson
          Do I Have to Take Care of Everything? - Selma Vilhunen and Kirsikka Saari
          The Voorman Problem - Mark Gill and Baldwin Li

MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE:

          Feral - Daniel Sousa and Dan Golden
          Get a Horse! - Lauren MacMullan and Dorothy McKim
          Mr. Hublot - Laurent Witz and Alexandre Espigares
          Possessions - Shuhei Morita
          Room on the Broom - Max Lang and Jan Lachauer

Waiting Oscar Noms_John Wells' August: Osage County



Avete presente l’Happy Ending? Sì?
Ecco, l’happy ending non è ad Osage County.
August: Osage County è la storia (tratta dalla piece teatrale di Tracy Letts) di una famiglia che esplode. La storia di come il male vi nasce, vi si annidia, tramandandosi di madre in figlia per generazioni, e di come affetta ogni componente della famiglia, rovinandogli l’esistenza, avvolgendolo in una rete di bugie e segreti crudelissimi. Nessuno viene risparmiato.
Nascosto sotto la patina di una commedia, alla luce chiara del sole caldissimo dell’Oklahoma, il film a poco a poco si svela per quello che è realmente: un incubo di sofferenze, che ciascun membro della famiglia nasconde, ma che ribollono nella calura della pianura e lentamente, dalla più lieve alla più dura, evaporano come fumi venefici e intossicano l’ambiente. Fino alla fine del film, le sorprese non finiscono. E fino al 30 gennaio il film non uscirà nelle sale italiane.

Dunque la trama è angosciante, il ritmo lento, anche se parte con molta calma per sorprenderci tutti verso la fine, con una serie di colpi di scena emozionali.
Il cast, invece, è brillante: da Juliette Lewis ad Abigail Breslin, da Chris Cooper a Sam Shepard, da Benedict Cumberbatch a Ewan McGregor passando per Dermot Mulroney, Julianne Nicholson, Margo Martindale, arriviamo alle protagoniste, sempre bellissime nonostante il passare del tempo.

Nel ruolo di una donna che affronta un periodo difficile della propria vita (il suo matrimonio sta fallendo, la figlia è nel pieno di un’adolescienza irrequieta, il padre si è appena suicidato) troviamo una Julia Roberts che non siamo abituati a vedere interpretare un personaggio così forte, così duro, così amaro. Ma che ci piace moltissimo in questa veste, per la quale è stata candidata agli scorsi Golden Globes.
Ed eccoci a Maryl Streep, che ancora una volta ci regala un’interpretazione spettacolare (già premiata con la nomination ai Globes, vedremo a breve se anche agli Oscar…personalmente penso ce la faccia, anzi credo che Cate Blanchette abbia un’eccellente rivale e che non sia scontatissima la sua vittoria…del resto anche Amy Adams e Judi Dench rappresentano un ostacolo niente male). Rintontita dai farmaci, tossicodipendende, ma forte, il personaggio della Streep è più complesso di quanto pare all’inizio del film, ma sono obbligata a non dire altro per non rovinarlo.
Solo con la loro presenza, con la loro recitazione, queste due favolose attrici risollevano molto un film, che comunque, tutto sommato, non mi è piaciuto.

A questo punto, non resta che aspettare un’oretta per scoprire se le nostre dive riceveranno una nomination ciascuna ai prossimi Academy Awards.

martedì 14 gennaio 2014

Remembering last Golden Globes

Cate Blanchette (Miglior Attrice in un film drammatico) Leonardo Di Caprio (Miglior Attore in una commedia) Amy Adams (Miglior Attrice in una commedia) Matthew McConaughey (Miglior Attore in un film drammatico)

Jared Leto (Miglior Attore non protagonista)

Jennifer Lawrence (Miglior Attrice non protagonista)
Paolo Sorrentino (il regista della Grande Bellezza ritira il Globe per il miglior film straniero)



Waiting Academy Awards_Steve McQueen's 12 years a slave

Vivendo da qualche mese in Spagna, ho avuto l'opportunità di vedermi "12 years a slave" con qualche settimana d'anticipo rispetto ai miei compatrioti italiani, che dovranno attendere il 20 febbraio 2014.
Giusto all'indomani della vittoria nella categoria Drama Films ai Golden Globes, la mia curiosità non poteva più aspettare: dovevo correre a vederlo subito. A causa di questa impazienza, però, ho commesso un errore: non ho atteso che qualcuno accettasse di venire con me e sono andata da sola. E l'ho rimpianto.
Non sono un'amante dei film violenti, crudi, splatter (non che questo film lo sia precisamente), perciò avrei avuto bisogno di qualcuno accanto a cui prendere il braccio e a cui tormentarlo durante le lunghe -lunghissime- scene in cui il registra ci mostra pienamente la situazione di uno schiavo dell'epoca. Non c'è sadismo, solo documentaristica volontà di raccontare la storia delle persone che hanno lavorato nelle piantagioni in schiavitù, ma in alcune, intenzionalmente prolungate, scene l'ingenua spettatrice (io) a stento sopporta la crudeltà che s'intravede, la realtà che s'immagina appena. In alcune scene avrei voluto dire "basta, passiamo alla prossima, questa canzoncina fa soffrire pure me".
Steve McQueen (che aveva già diretto altri due film, Hunger e Shame) racconta una storia reale, tratta dall'autobiografia di Solomon Northup, violinista che nel 1841 viene rapito e venduto da uno schiavista (che ha il volto di Paul Giamatti) al proprietario di una piantagione della Louisiana, relativamente illuminato (Benedict Cumberbatch).
In schiavitù resterà 12 anni, come si intuisce dal titolo, ma, in questo tempo, in seguito a una serie di eventi, "passa di mano" e viene venduto al cattivissimo della situazione, Michel Fassbender, che interpreta lo schiavista Edwin Epps, per la cui crudeltà può paragonarsi al personaggio tarantiniano, incarnato da Di Caprio, Calvin Candie. A ragione Fassbender aveva meritato la candidatura ai Golden Globes come Supporter Actor (categoria in cui, presumo, lo ritroveremo candidato anche agli Oscar)

Veniamo al protagonista: Solomon Northup, lo schiavo Plat, è un impressionante, commovente, molto umano Chiwetel Ejiofor. Già...protagonista. A questo proposito la locandina italiana non è stata molto lusinghiera, preferendo dar risalto ai due più celebri volti (Fassbender, Brad Pitt) che a quello del semisconosciuto Ejiofor, relegato in secondo piano. Certo: mossa pubblicitaria, assolutamente non razzista, però non equa (Fassbender riveste un ruolo importantissimo, ma secondario e Pitt è un cameo, ricoprendo un ruolo chiave, ma comparendo giusto in un paio di scene).


Sia Ejiofor che Lupita Nyong'o (nel film la schiava Patsy) strameritavano la nomination nelle rispettive categorie (Best Drama Actor, Best Supporter Actress, vinte però, rispettivamente, da Matthew McConaughey e Jennifer Lawrence) ai Globes e strameritano una nuova nomination per gli Academy Awards. A mio giudizio, sarà facile ritrovarceli: il primo nella cinquina finalista per il miglior attore (ci sarà da aspettarsi una lotta con Di Caprio, McConaughey, Bale, Hanks) e la miglior attrice non protagonista.
Aspettiamo...aspettiamo...fra due giorni avremo almeno la lista dei candidati!!